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Aylan, un anno dopo: cosa resta di quel bambino senza vita sulla sabbia

Il primo settembre di un anno fa moriva Aylan. La sua foto commosse il mondo. Cosa succederebbe, oggi, se morisse un nuovo Aylan?
A cura di Saverio Tommasi
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Aylan morì il primo settembre di un anno fa, e venne ritrovato sulla spiaggia della costa turca di Bodrum il giorno dopo.

Sembrava dormisse, Aylan, a pancia in giù e con il sederino all'insù, in una di quelle strane posizioni che i bambini, quando dormono, assumono. Una di quelle strane posizioni in cui ho visto dormire tante volte anche le mie figlie. Ma Aylan quel giorno non dormiva.

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L'immagine di Aylan sulla spiaggia, con la maglietta rossa a maniche corte, le braccine stese all'indietro, le scarpette ancora indosso, disteso, con le onde che gli bagnavano la testa, ora sì e ora no, commosse il mondo. Seguì un dibattito, se fosse stato giusto condividere quell'immagine oppure no. Dicemmo che il mondo deve sapere, il mondo deve fare qualcosa. E "facciamo qualcosa" lo dissero un po' tutti. Ma non è stato fatto niente. Sono state messe delle toppe su un vestito bucato, questo sì. Tamponi importanti, in qualche caso, ma con il valore di una toppa sul ginocchio del pantalone sdrucito. Un rammendo sul rammendo quando sarebbe stato necessario un vestito nuovo.

Sono morti tanti Aylan, da quel settembre di un anno fa. Neanche si contano più. Un Aylan oggi, un Aylan ieri, poi nessuno per due giorni perché il mare è in tempesta e i barconi non partono; e poi cinque Aylan tutti insieme, perché quando il mare è calmo, chi può, parte.

Ci saremmo anche un po' stufati di fare la conta dei morti, diciamo la verità. Perché è sempre un po' uguale, come le storie di chi parte. E allora io provo a scrivere un ipotetico – ma non troppo – dialogo a commento di questo pezzo. Prevedendo cosa succederebbe oggi alla morte di un nuovo Aylan.

A. E' morto Aylan.
B. Quando muore un bambino dispiace sempre, ma non l'aveva obbligato nessuno a partire.
A. Era venuto con il fratello e i genitori, scappavano dalla Siria. C'è la guerra, in Siria.
B. Ecco, invece di combattere, scappavano. Se avessero fatto così anche i nostri nonni oggi staremmo fritti. Ma i nostri nonni combattevano, non scappavano in Nigeria o in Francia.
A. Aylan doveva combattere contro l'Isis?
B. Il suo babbo, dico. Perché è scappato? E poi da noi arrivano tutti maschi adulti e forti.
A. Aylan aveva cinque anni.
B. Ogni tanto qualche bambino, sì, per farsi scudo. L'ha detto anche Magdi Allam, oggi. Lui è uno dei vostri.
A. Veramente no.
B. E' islamico.
A. E' cristiano, si chiama Magdi Cristiamo Allam, si è convertito. Ma poi non è una questione di religione…
B. Non è una questione di religione ma quelli si fanno esplodere per Allam, o Allah. O Aylan. Che poi si chiamano tutti uguale per confonderci meglio. Perché vogliono invaderci.
A. Aylan voleva invaderci?
B. Ma sai quanti soldi fanno le cooperative rosse con gli immigrati?
A. E poi li pagano 35 euro al giorno per stare negli alberghi. Li dessero ai terremotati quei soldi!
B. Esatto. Ma mi prendevi per il culo?
A. No, volevo provare la sensazione che si prova a dar da mangiare a un piccione.

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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