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Avvelena il latte del figlio di 2 mesi e lo uccide: “Voci mi dicevano che non lo meritavo”

Il bimbo inglese era stato ricoverato in ospedale già due volte prima della tragedia perché non riusciva a respirare. In entrambi i casi era stata la stessa madre a farlo stare male. “Non volevo ucciderlo, ma solo farlo addormentare” si è poi giustificata la 22enne Hannah Turtle.
A cura di B. C.
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Sostiene di aver udito delle voci che le dicevano che era “una madre cattiva” e che “non meritava” di avere quel bambino. Per questo motivo la 22enne inglese Hannah Turtle ha ucciso il figlio James Hughes, di neanche 2 mesi, avvelenandolo con farmaci antidepressivi e soffocandolo tenendogli le mani sulla bocca “per almeno dieci minuti”. Ad un anno e mezzo di distanza da quella follia omicida, è comparsa in tribunale, di fronte alla Corte di Mold, sotto il peso di sei accuse, tre di maltrattamenti, due di somministrazione di veleno e una di omicidio. In un primo momento, la donna aveva respinto ogni accusa nei suoi confronti. Poi piano ha cominciato ad ammettere le proprie responsabilità. Hannah Turtle , che all'epoca dei fatti assumeva psicofarmaci per combattere una grave forma di depressione, già prima della tragedia avvenuta nel giugno 2016 a Shotton, nel Galles del nord, aveva fatto intuire le persone che le stavano accanto che il suo stato di salute mentale non era dei migliori. Il piccolo James è stato portato per ben tre volte all'ospedale Countess of Chester tra il 31 maggio e il 9 giugno. Nella prima occasione, era stata la stessa donna a chiamare i soccorsi per segnalare che il figlioletto era diventato cianotico e non respirava. Il bimbo era stato portato in ospedale per alcuni controlli e dimesso poco dopo. Qualche giorno più tardi, il secondo caso: James era nuovamente cianotico e non riusciva a respirare. In quest’occasione, i medici lo avevano trovato in condizioni peggiori rispetto al primo ricovero. Recuperata la situazione, il 6 giugno era stato dimesso.

Il 9 giugno, il giorno dopo il 21° compleanno di Hannah, la ragazza aveva chiesto alla suocera di preparare quattro bottiglie di latte per il bimbo e la nonna di James, dopo averle preparate e aver controllato il nipote mentre dormiva, era rientrata nella sua camera. Pochi minuti dopo ha sentito le urla di Hannah: “Sta succedendo di nuovo, James sta male”. Portato in ospedale in condizioni disperate, il piccolo è stato dichiarato morto il 13 giugno: aveva subito danni irreversibili al cervello per mancanza di ossigeno. Qualche giorno dopo, la madre aveva confessato a un assistente sociale che in tutte e tre le occasioni aveva premuto le mani sulla bocca di James mentre dormiva, anche dieci minuti consecutivi: “Piangeva attraverso la mia mano – aveva detto – era come un pianto attutito. Nessuno poteva sentirlo, agitava le gambe in aria”. E poi aveva provato a giustificarsi: “Non volevo ucciderlo, ma solo farlo addormentare”. La 22enne aveva anche raccontato di aver sciolto nel latte del bimbo i farmaci antidepressivi che usava per curarsi.

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