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Auschwitz, le guide ai visitatori italiani: “Il vostro paese ha abbandonato questo campo”

Gli accompagnatori dicono ai visitatori: “Il vostro Paese ha abbandonato Auschwitz. Guardate, in questo blocco c’era una mostra in memoria delle vittime dei nazisti e l’Italia l’ha tolta. Ora è tutto vuoto”. Ma le guide non dicono tutta la verità…
A cura di D. F.
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Arbeit macht frei
Cancello del lager con il celebre motto Arbeit macht frei ("il lavoro rende liberi").

"Il vostro Paese ha abbandonato Auschwitz. Guardate, in questo blocco c'era una mostra in memoria delle vittime dei nazisti e l'Italia l'ha tolta. Ora è tutto vuoto". Sono le parole sovente pronunciate da alcune guide polacche che accompagnano turisti italiani nel campo di sterminio più grande d'Europa e solitamente vengono pronunciate davanti al blocco 21, ex dormitorio di mattoni rossi, che il museo di Auschwitz-Birkenau aveva destinato all'Italia per ospitare un'esposizione permanete sulle vittime dell'olocausto in riferimento al nostro Paese.

Quello che tuttavia le guide non dicono è che la rimozione del ‘memoriale italiano' è stata imposta dalla direzione del Museo, che non condivideva l'opera artistica installata e realizzata da un gruppo di intellettuali italiani su impulso dell'Associazione nazionale ex deportati (Aned) per alcuni riferimenti al comunismo, bandito dalla Polonia dopo il crollo del muro di Berlino. Le dichiarazioni delle guide arrivano come un pugno allo stomaco ai visitatori, che nulla sanno della diatriba esplosa ben otto anni fa tra il Museo e l'Italia e che dunque le spiegazioni degli accompagnatori per oro colato. Le guide turistiche, infatti, aggiungono che negli altri blocchi, lungo lo stesso viale del 21, gli altri paesi come la Francia mantengono aperte e fruibili le mostre permanenti sull'Olocausto, omettendo sistematicamente le ragioni per cui l'Italia non è più presente ad Auschwitz. Il ‘memoriale' è stato rimosso definitivamente lo scorso gennaio: l'opera era stata creata dalla collaborazione di alcuni intellettuali e artisti del Novecento, tra cui Primo Levi, deportato e sopravvissuto ad Auschwitz, Lodovico Belgiojoso, Nelo Risi, Luigi Nono, Pupino Samona'. Ma perché la Polonia ha chiesto al nostro paese di rimuovere l'opera? Tra i problemi riscontrati dai funzionari del museo c'era, paradossalmente, un riferimento ad Antonio Gramsci e la presenza di simboli come la falce e il martello. Eppure fu proprio l'Unione Sovietica comunista a liberare il campo di concentramento di Auschwitz.

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