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WhatsApp, creare una chat per segnalare i posti di blocco della polizia non è un reato

Così ha deciso il giudice per le indagini preliminari nell’inchiesta che vedeva indagati 49 ragazzi che avevano creato una chat in cui si avvisava regolarmente sulla presenza delle forze dell’ordine per strada. Nessuna interruzione del servizio pubblico, e quindi nessun reato. Ma attenzione: non è sempre così.
A cura di Annalisa Girardi
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Avere un gruppo su WhatsApp in cui segnalare i posti di blocco delle forze dell'ordine non è un reato. Questa la sentenza del giudice per le indagini preliminari, Luisa Avanzino, nell'inchiesta che vedeva indagati 49 ragazzi della Valle Scrivia, in Liguria, che avevano creato una chat in cui si avvisava regolarmente sulla presenza delle forze dell'ordine per strada. Nessuna interruzione del servizio pubblico, e quindi nessun reato.

I ragazzi avevano creato una maxi chat, con oltre 100 persone, per segnalare i posti di blocco della polizia e per evitare così possibili multe o sospensioni della patente nel caso si fosse bevuto troppo. Secondo la giudice, il gruppo su WhatsApp non avrebbe "comportato alcuna alterazione del servizio che è sempre stato svolto regolarmente, considerato il numero di utenti della strada e il numero comunque limitato dei partecipanti alla chat". Alcune volte queste segnalazioni erano accompagnate da invettive e insulti, ma anche in questo caso secondo il gip non sarebbe presente alcuna violazione. Visto il carattere "chiuso della chat e quindi della conversazione", non sussisterebbe l'ipotesi di vilipendio.

Bisogna però fare attenzione: ciò non significa che questo tipo di scambi di informazione sia sempre un‘azione totalmente lecita. A Cannicattì, in provincia di Agrigento, infatti 62 persone sarebbero finite nei guai proprio a causa di una chat in cui venivano segnalati posti di blocco e comunicazioni sul traffico. In quel caso l'accusa era stata relativa a una violazione dell'articolo 360 del Codice Penale, che riguarda proprio l'interruzione di un servizio pubblico: "Chiunque, fuori dei casi preveduti da particolari disposizioni di legge, cagiona una interruzione o turba la regolarità di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità, è punito con la reclusione fino a un anno". In altre parole, gli utenti della chat venivano accusati di aver vanificato l'attività di controllo della polizia.

Ad ogni modo, occhio all'utilizzo del cellulare al volante: in quel caso è infatti sicura la sanzione. Una multa compresa tra i 160 e i 646 euro, come stabilisce l'articolo 173 del Codice della Strada.

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