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Teresa Merante, la cantante che celebra la mafia

“Viva i latitanti, viva Riina, spara alla polizia”, vola su Youtube la cantante folk Teresa Merante

“Una luce fioca inizia a lampeggiare, fuggite giovanotti, questa è la polizia! Sparate all’impazzata verso quella brutta compagnia (…) si stanno avvicinando con i mitra in mano, ma non abbiate paura, sono solo quattro pezzenti. Noi siamo i latitanti, noi siamo i più potenti…”. Ecco uno dei versi delle canzoni pro mafia che spopolano in Rete. Teresa con Fanpage non parla, il manager: “Volete solo strumentalizzare”.
A cura di Pasquale Zumbo
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Una cantante che, senza ritegno, canta in favore di latitanti, mafiosi, detenuti e boss e contro la polizia e lo Stato. E i suoi brani fanno anche più di 3 milioni di views l'uno. Signore e signori ecco a voi Teresa Merante, la cantante folk calabrese che riesce a "cantare" frasi di questo genere:

"Una luce fioca inizia a lampeggiare, fuggite giovanotti, questa è la polizia! Sparate a tutta forza verso quella brutta compagnia (…) si stanno avvicinando con i mitra in mano, ma non abbiate paura, sono solo quattro pezzenti. Noi siamo i latitanti, noi siamo i più potenti…”.

La signora Merante, facente parte di una piccola etichetta di Reggio Calabria, la Elca Sound, mette al centro delle sue canzoni la mafia. E non certo per parlarne male, tutt'altro. Ultima, in ordine di tempo, “Bon Capudannu” che fa degli auguri particolari: “buon capodanno ai carcerati, segregati in galera. Speriamo torniate in libertà, nelle vostre case gioia e serenità”. Sui social è scoppiata la rivolta anche contro un "attore" del video clip, Giuseppe Marasco, sindaco di Nicotera (comune sciolto tre volte per mafia), località scelta per girare il videoclip pure con il sostegno dell’amministrazione comunale, che poi si è dovuto dissociare, ammettendo la propria leggerezza: "Non avevo letto il testo della canzone".

Ma c'era da aspettarselo da una "cantante" che aveva già avuto il coraggio di portare in scena il "capolavoro" “U latitanti”,  una hit da quasi 3 milioni e 600 mila visualizzazioni la cui musica è molto simile a "Le radici ca teni" memorabile pezzo dei Sud Sound System, e "Il capo dei capi", dedicata a Totò Riina, deceduto pochi mesi prima della pubblicazione del brano che fa:

“Tante persone lui ha ammazzato, dei pentiti non si è scordato. Anche Buscetta tra questi c’era, uomo d’onore lui non lo era (…) Due giudici gli erano contro ed arrivò per loro il giorno. Li fece uccidere senza pietà (…) l’uomo di tanto rispetto e onore rimane chiuso a S. Vittore”.

Fanpage ha provato a intervistare Teresa Merante, ma niente, con noi non parla. E dalla casa discografica è arrivato un secco rifiuto per bocca dell’editore, tale Natale Centofanti, raggiunto telefonicamente: "L’intento di voi giornalisti è strumentalizzare – ha attaccato – , volete fare i titoli, ma a noi non sta bene". Quindi, ci ha rimandato alla lettura di un suo post sui social, non prima di aver stigmatizzato il “pentimento” del sindaco di Nicotera: "Ha fatto la parte di chi cade dal pero, ma era a conoscenza di tutto, tanto da apparire anche nel video “Bon Capudannu” mentre brinda con Teresa»", ha spiegato.

Tornando al post social, Centofanti ha scritto che «Il genere folk nasce tra il popolo, è il racconto di vicende reali da tramandare attraverso musica e voce. Un po’ come un lamento per le assenze e quando si parla di carcerati, non si esalta un ruolo che comunque nasce da errore personale, ma si vuole dare dignità umana all'assenza di libertà (…). Se Teresa Merante canta un testo in cui sono inserite parole che si riferiscono a organizzazioni specifiche, accade il finimondo e ci si indigna, dimenticando che Ornella Vanoni agli inizi della carriera era conosciuta come cantante della "Mala”». Vero in parte. Ornella Vanoni era sì conosciuta come cantante della Mala, ma brani come “Ma Mi” o “Hanno ammazzato il Mario”, i cui testi furono scritti da Giorgio Strehler, parlano di balordi, di banditi dediti a furti, non certo di crudeli capi mafia protagonisti di omicidi passati alla storia per ferocia e crudeltà.

Centofanti ha poi sottolineato che il catalogo di ElcaSound è composto da «oltre 20 mila brani e forse solo il 10% parla di malavita. Non accetto, quindi, che sia etichettata, come qualcuno ha fatto, “la casa discografica della mafia”. Abbiamo vari generi musicali, basta controllare».

Resta il rammarico di non aver potuto parlare con la Merante. Sempre restia a rilasciare una qualsivoglia dichiarazione, ma eccezionalmente attiva sui social con una media di quasi un post al giorno, la cantante folk non ha colto l’opportunità di scrollarsi di dosso l’etichetta di “cantastorie della malavita” che le è stata affibbiata. E se questo titolo fosse per lei più utile che dannoso?

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