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Ucciso davanti al bancomat, fermato secondo ricercato per l’omicidio: incastrato da foto su facebook

Un secondo uomo è stato fermato per l’omicidio dell’ex direttore di banca Giovanni Caramuscio, assassinato durante un tentativo di rapina. Il fermato è un 28enne che secondo i carabinieri e la Procura salentina avrebbe partecipato alla rapina finita nel sangue con l‘atro fermato che invece sarebbe l’autore materiale de delitto.
A cura di Antonio Palma
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Secondo arresto per l’omicidio di Giovanni Caramuscio, l’ex direttore di banca ucciso a sangue freddo durante una rapina ai suoi danni davanti al bancomat mentre prelevava i contanti la sera del 16 luglio scorso a Lequile, in provincia di Lecce. Nelle scorse ore i carabinieri che indagano sul delitto hanno fermato un 28enne, accusato di essere complice del primo arrestato. L’uomo è stato sottoposto a fermo d'indiziato di delitto, emesso dalla Procura della Repubblica di Lecce che coordina l’inchiesta. Il fermato è Andrea Capone, 28enne di Tricase ma residente proprio a Lequile. Secondo i carabinieri e la Procura salentina, avrebbe partecipato alla rapina finita nel sangue con l‘altro fermato, il 31enne Macaj Paulin, arrestato il 17 luglio con il medesimo provvedimento e ritenuto l'esecutore materiale del delitto.

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Anche se con ruoli diversi, per gli arrestati le accuse sono gravissime e vanno dall’omicidio aggravato, in concorso, al porto abusivo di arma alterata alla ricettazione. Secondo le prime informazioni, ad incastrare il ventottenne sarebbero stati gli abiti indossati la sera dell’assassinio di Giovanni Caramuscio. In particolare gli inquirenti hanno notato che la felpa scura a maniche lunghe indossata dal rapinatore non armato che si vede nei video delle telecamere di sorveglianza della zona, acquisiti dopo il delitto, era la stessa che il 28enne aveva indossato in molte altre occasioni, così come evidenziato anche in alcune foto pubblicate sul suo profilo Facebook. La medesima maglia, gettata via dal 28enne la stessa sera dell’omicidio per disfarsi di una possibile prova a suo carico, era stata ritrovata la sera dell'omicidio in un pozzo dai Vigili del fuoco e quindi repertata.

Si confermano dunque fondamentali i video dalle videocamere di sicurezza della banca che hanno immortalato i momenti salienti della rapina  durante i quali il 31enne ha estratto una pistola Beretta, calibro 9 corto con matricola abrasa, facendo fuoco contro il 69enne davanti alla moglie. Secondo quanto ricostruito finora, i due malviventi si erano presentati indossando una sorta di passamontagna artigianale. Giovanni Caramuscio, sentendosi minacciato, avrebbe reagito affrontandoli e sferrando un pugno in direzione di uno dei due, colpendolo al volto. Subito dopo gli spari, il killer che fa fuoco senza pietà per tre volte uccidendo il 69enne.

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