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Uccisi, bruciati e i resti dispersi: svelato il mistero di 4 casi di lupara bianca in Puglia

I corpi delle vittime non sono mai stati ritrovati. Per gli inquirenti sono stati uccisi, i corpi bruciati e i loro resti dispersi per impedire il loro ritrovamento.
A cura di Antonio Palma
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Uccisi, i corpi bruciati e i loro resti dispersi nelle campagne per impedire il loro ritrovamento, così la mafia locale aveva fatto sparire nel nulla quattro persone, quattro vittime entrate nel mirino delle organizzazioni criminali pugliesi nel Barese. A svelare il mistero dei quattro casi di lupara bianca è stata una complessa e lunga inchiesta condotta dalla polizia di stato con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Bari, che nelle scorse ore ha portato infine all’arresto di 8 persone ritenute a vario titolo responsabili degli efferati omicidi. Le vittime erano scomparse in diversi momenti tra il 2003 e il 2015 nella zona di Canosa di Puglia, nella provincia di Barletta-Andria-Trani. Si tratta del 26enne Alessandro Sorrenti, e dell'amico Sabino Sasso, 21 anni, entrambi scomparsi a dicembre 2003, di Sabino D'Ambra, 34enne scomparso a gennaio 2010, e di Giuseppe Vassalli, 26enne scomparso nell'agosto 2015.

L’inchiesta, condotta dagli uomini delle questure di Bari e di Barletta Andria Trani insieme agli agenti del Commissariato di Canosa di Puglia, si è innestata nell’ambito delle operazioni di contrasto alla criminalità organizzata del Barese. L’indagine ha ricostruito le vicende dei quattro morti, tutti pregiudicati di Canosa di Puglia, stabilendo che sono stati vittime di lupara bianca, tutte uccise con colpi di pistola e poi i loro corpi bruciati e i resti dispersi. A uno di loro sarebbe anche stato fracassato il cranio con una pietra. Per questi delitti gli inquirenti hanno individuato otto persone tra mandanti ed esecutori materiali degli omicidi. I destinatari del provvedimento sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di omicidio premeditato, violazione della legge sulle armi e delle misure di prevenzione, violenza e minaccia a pubblico ufficiale in concorso ed estorsione aggravata. I corpi delle vittime non sono mai stati ritrovati, per questo, tra i reati contestati, c'è anche quello della distruzione di cadavere. A tutti contestata infin anche l'aggravante mafiosa.

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