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Uccise il 38enne Giuseppe Muzzupappa in strada, arrestato dopo un mese di latitanza

È stato arrestato dopo un mese di latitanza Pasquale Megna, il 38enne accusato dell’omicidio di Giuseppe Muzzupappa. L’uomo si nascondeva in un appartamento di Vibo Valentia.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Pasquale Megna e la vittima Giuseppe Muzzupappa
Pasquale Megna e la vittima Giuseppe Muzzupappa

È stato arrestato nella notte il 38enne Pasquale Megna, accusato dell'omicidio di Giuseppe Muzzupappa avvenuto lo scorso 26 novembre 2022. Il giovane risultava ricercato dal giorno dell'omicidio e le forze dell'ordine lo hanno rintracciato all'interno di un anonimo appartamento di Vibo Valentia. Megna non ha opposto resistenza ed è stato scortato fuori dai carabinieri del comando provinciale.

Il commerciante del Vibonese avrebbe sparato e ucciso Muzzupappa lo scorso 26 novembre. Il tutto è avvenuto davanti a un ristorante di Nicotera Marina. Le dinamiche dell'omicidio sono ancora al vaglio degli inquirenti che per il momento non escludono alcuna pista. Chi indaga avrebbe anche considerato il regolamento di conti. Le motivazioni alla base del delitto saranno approfondite anche grazie alla versione dei fatti di Pasquale Megna, che sarà ascoltato dalle autorità.

Secondo quanto ricostruito sul posto nella serata del 26 novembre, Muzzupappa sarebbe stato ucciso con diversi colpi di arma da fuoco. Ad allertare i soccorsi sarebbe stata una donna che ha assistito alla scena. Il killer ha fatto perdere le sue tracce dopo aver fatto fuoco, nascondendosi in un appartamento di Vibo Valentia fino alla nottata di ieri, quando le forze dell'ordine lo hanno catturato e sottoposto a misura di custodia cautelare in carcere in attesa di giudizio.

Muzzupappa aveva precedenti penali: nel 2019 era stato indagato per tentato omicidio e detenzione illegale di armi. L'uomo è stato anche sospettato di aver pianificato con un cugino 31enne l'omicidio di un affiliato alla cosca ‘ndranghetista dei Loielo nell'ambito della faida che vede contrapposto il clan con quello degli Emanuele. Per questo motivo gli inquirenti non hanno escluso fin dal primo momento anche l'ipotesi di un regolamento di conti legato alla criminalità organizzata.

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