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Uccide il figlio in piazza dopo avere subito “anni di violenze”: chiesti 24 anni per il poliziotto

Il sostituto procuratore Elenia Manno ha chiesto ventiquattro anni di carcere nei confronti di Gaetano Rampello, poliziotto agrigentino in servizio a Catania, per aver ucciso il figlio Vincenzo Gabriele a Raffadali, lo scorso 1° febbraio.
A cura di Biagio Chiariello
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Una foto di padre e figlio, Gaetano Rampello e Vincenzo Rampello
Una foto di padre e figlio, Gaetano Rampello e Vincenzo Rampello

Lo scorso 1° febbraio aveva ucciso con 14 colpi di pistola il figlio ventiquattrenne Vincenzo Gabriele a Raffadali, in provincia di Agrigento. Ora il sostituto procuratore Elenia Manno ha avanzato la richiesta di condanna a ventiquattro anni di reclusione nei confronti di Gaetano Rampello, poliziotto agrigentino di 59 anni in servizio a Catania.

Secondo la tesi dell’accusa, non si trattò di “omicidio d’impeto”, bensì di “omicidio premeditato”, dopo anni di dissidi familiari, alimentati dai problemi psichiatrici del giovane che picchiava e minacciava il padre, facendogli continue richieste di denaro. Durante la requisitoria il pm ha evidenziato come l'uomo avesse "subito anni di violenze e sopraffazioni ed è stato l’unico che ha provato ad aiutare il ragazzo”.

I fatti erano avventi nel centralissima piazza Progresso, a Raffadali. Padre e figlio, il cui rapporto era divenuto ormai da tempo complicato, si erano dati appuntamento nella piazza del paese.  In quella circostanza il ventiquattrenne, secondo il racconto dell’imputato, avrebbe strattonato il padre costringendolo a consegnarli altri soldi.

Dopo l’omicidio Rampello aveva chiamato il 112 per farsi venire a prendere visto che in quel momento pioveva. Poi i carabinieri del Nucleo Operativo lo avevano circondato e fermato. Lui non si era scomposto più di tanto. “Per favore, consegnate il mio distintivo e la mia pistola al Questore. So di aver commesso un atto di grande disvalore sociale. Sono pronto a raccontarvi tutto”. Agli inquirenti aveva poi spiegato di aver agito perché esasperato, di essere stato strattonato e insultato.

Martedì è in programma l’arringa del difensore dell’imputato, l’avvocato Daniela Posante: subito dopo sarà emessa la sentenza nei confronti di Gaetano Rampello.

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