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Treviso, ecco l’imbianchino anonimo che copre le pubblicità: “Città giungla di manifesti”

Un “anonimo imbianchino” ha coperto decine e decine di manifesti pubblicitari affissi in strade e piazze di Treviso: “La città non può essere ridotta a fare da sponsor, da contenitore e da spazio per la promozione dei più svariati brand. La giungla di manifesti non può divorare lo spazio urbano e non può rubare la scena all’arte”.
A cura di Davide Falcioni
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Una via di mezzo tra un "supereroe moderno" e un writer urbano. E' l'"imbianchino anonimo", come si definisce l'autore (o il collettivo di autori?) di una curiosa forma di protesta in corso lungo vie e piazze di Treviso. Ignoti infatti hanno coperto decine e decine di espositori pubblicitari con un semplicissimo foglio di carta bianco, vuoto, fatta salva una piccola frase scritta in stampatello nero: "Che mondo sarebbe senza?", "Più bianco non si può", che richiamano alcuni famosi slogan pubblicitari.

Quella dell’imbianchino anonimo appare come una provocazione contro gli spot che bombardato i cittadini in strade e piazze di Treviso: dalle pensiline della stazione ferroviaria, a piazza Vittoria, passando per borgo Cavour, piazza Duomo e arrivando anche alla recinzione delle piscine comunali di Santa Bona, decine e decine di messaggi pubblicitari sono stati cancellati da quello che è, a tutti gli effetti, un "ad-block" analogico. “Treviso, come molte città, soffre e sopporta un’invasione sempre più massiccia di immagini – spiega l’imbianchino anonimo – in particolar modo, di pubblicità affissa ovunque nelle nostre strade, alle fermate degli autobus, sui mezzi pubblici, di fronte ai monumenti storici e nelle piazze. Quali sono le condizioni di uno spazio pubblicitario, quali istanze legittimano tali condizioni, quelle in cui pochi parlano, mentre milioni ascoltano? Quelle in cui il paesaggio non è preso in considerazione? E quelle in cui il fatturato e il potere fanno da padroni al potere dell’azione e alla libertà artistica di visione, parola e pensiero?”.

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“La città – conclude il misterioso autore al Corriere – non può essere ridotta a fare da sponsor, da contenitore e da spazio per la promozione dei più svariati brand. La giungla di manifesti non può divorare lo spazio urbano e non può rubare la scena all’arte. Alla saturazione della pubblicità, allo sfruttamento del paesaggio, alla sovrabbondanza, all’inquinamento visivo è necessario dare risposta”.

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