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Trani, soldi e diamanti in cambio di sentenze favorevoli: 10 anni all’ex magistrato Antonio Savasta

Dieci anni di reclusione, è questa la condanna per l’ex pm di Trani Antonio Savasta, accusato insieme ad altri magistrati e avvocati di aver messo in piedi un vasto sistema di corruzione nelle aule di tribunale per aggiustare indagini e processi a carico di imprenditori disposti a pagare attraverso la mediazione di alcuni avvocati compiacenti.
A cura di Antonio Palma
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Dieci anni di reclusione nonostante lo sconto di pena per la scelta del rito abbreviato, è questa la pesante sentenza di condanna emessa oggi per l'ex pm di Trani Antonio Savasta, accusato insieme ad altri magistrati e avvocati di aver messo in piedi un vasto sistema di corruzione nelle aule di tribunale per aggiustare indagini e processi. Con la sentenza emessa oggi dal giudice per le udienze preliminari Cinzia Vergine si mette fine al processo di primo grado per il cosiddetto "Sistema Trani", un meccanismo diffuso di corruzione nelle aule di tribunale  che, per la Procura di Lecce che sostiene l'accusa, per lungo tempo aveva pilotato sentenze e indagini a favore di imprenditori disposti a pagare.

Con lo stesso verdetto è arrivata anche la condanna a 4 anni per il sostituto procuratore Luigi Scimè, sempre in servizio a Trani all'epoca dei fatti contestati cioè tra il 2014 e il 2018. Altre due condanne a 4 anni e  4 mesi e a 2 anni e 8 mesi, invece, sono andate a due avvocati del foro di Trani, e infine altri 4 anni per un imprenditore locale. L Procura di Lecce aveva chiesto la condanna a 10 anni e 8 mesi per Savasta e 4 anni e 4 mesi per Scimè. Numerosi i reati contestati a vario titolo agli indagati a vario titolo: si va dall'associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari alla truffa, dal falso ideologico commesso da pubblico ufficiale al falso in atto pubblico, dalla truffa alla calunnia.

Per l'accusa, i magistrati  coinvolti avrebbero intascato ingenti mazzette per sistemare indagini e processi a carico di imprenditori disposti a pagare attraverso la mediazione di alcuni avvocati compiacenti. Per la Procura salentina, a capo di tutto come organizzatori del sistema vi erano proprio Savasta e l'ex giudice Michele Nardi, entrambi arrestati nel gennaio scorso, prima della concessione dei domiciliari. Secondo l'accusa , Savasta e Nardi “avrebbero garantito positivi esiti processuali” nelle vicende giudiziarie in cui erano coinvolti gli imprenditori che pagavano, “in cambio di ingenti somme di denaro e in alcuni casi di altre utilità tra cui anche gioielli e pietre preziose“.

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