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Torino, sperimentazione su macachi sospesa per ordine del Consiglio Stato

La Lav, la Lega anti vivisezione esulta: “Ce l’abbiamo fatta. L’esperimento sui macachi di Torino è stato sospeso”. L’ordinanza sul caso adottata dal Consiglio di Stato recita: “È l’Ente che sperimenta a dover provare che non esistono alternative a una sperimentazione invasiva sugli animali”. La sentenza però è solo un verdetto provvisorio in attesa di una decisione sul merito.
A cura di Antonio Palma
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Sono stai sospesi i test di laboratorio sui macachi in corso nell'ambito di un progetto delle Università di Torino e Parma. A imporlo è stato il Consiglio Stato. Il massimo grado della giustizia amministrativa infatti ha deciso di accogliere la richiesta di sospensiva provvisoria della sperimentazione in corso sui sei macachi da tempo al centro di una contesa tra enti universitari e associazioni animaliste. Secondo il Consiglio di Stato, infatti, spetta all’ente che gestisce la sperimentazione dimostrare che non esistono alternative agli animali per testare le cure sperimentali messe a punto dagli scienziati. L’ordinanza sul caso adottata dal Consiglio di Stato recita: “È l'Ente che sperimenta a dover provare che non esistono alternative a una sperimentazione invasiva sugli animali e foriera di sofferenze che la normativa europea e nazionale sul benessere animale, anche nelle sedi di sperimentazione, prescrive di evitare o ridurre entro rigorosi parametri fisiologici".

Nel dettaglio, secondo la Terza Sezione del Consiglio di Stato, è il Ministero della Salute che "deve, con massima urgenza, fornire tale prova sull'impossibilità di trovare alternativa ad una sperimentazione invasiva sugli animali nonché depositare una dettagliata relazione sulla somministrazione agli animali oggetto di sperimentazione di liquidi e cibo sufficienti, astenendosi da misure che finiscano per trasformare la doverosa erogazione di cibo e liquidi in forma di premio per asservire la volontà di animali sensibili come i primati".

Il caso riguarda alcuni test scientifici condotti dagli esperti delle Università di Torino e Parma per verificare l’efficacia di alcune cure sui deficit visivi umani. Per il progetto è stato deciso di usare sei esemplari di macachi per i quali è previsto un danno alla vista. Contro questa decisione si sono opposte le associazioni animaliste con in testa la Lav, la Lega anti vivisezione, che ora esulta. “Ce l'abbiamo fatta. L'esperimento sui macachi di Torino è stato sospeso! Al Consiglio di Stato eravamo noi, da soli con i nostri avvocati, contro dei giganti: la Direzione generale del Ministero della Salute e due Università, quelle di Torino e di Parma. E abbiamo vinto! Una sentenza storica, che dà nuova speranza ai macachi e a tutti gli animali ancora costretti a subire esperimenti nei laboratori italiani” hanno commentato infatti dalla Lav, aggiungendo: "Grazie di cuore a tutti gli attivisti scesi in piazza con noi in questi mesi, alle oltre 425 mila persone che hanno firmato la petizione per salvare i macachi e a tutti i cittadini che credono in una scienza giusta. Ora spetta al Ministro Roberto Speranza revocare l'autorizzazione e liberare per sempre i macachi.

In realtà la sentenza del Consiglio di Stato è solo un verdetto provvisorio sul caso che rimane aperto di fronte ala giustizia amministrativa. Si tratta infatti di un sentenza cautelare in attesa che si pronunci sul merito il Tar del Lazio, davanti al quale è ancora pendete il ricorso degli animalisti e che in precedenza aveva respinto la richiesta di sospendere in via d'urgenza la sperimentazione.

"Un vero e proprio attacco alla scienza". Lo afferma la senatrice a vita e farmacologa Elena Cattaneo commentando la decisione del Consiglio di Stato. "Nell'ordinanza – evidenzia Cattaneo – che contraddice quanto stabilito dal Tar del Lazio lo scorso novembre, si inverte l'onere della prova, pretendendo che sia il Ministero della Salute a dover dimostrare l'inesistenza di metodi alternativi alla sperimentazione su animali. Stupisce come il Consiglio di Stato non offra alcuna argomentazione a sostegno della decisione di ribaltare la decisione del Tar". I giudici – spiega la senatrice a vita e docente della Statale di Milano – disconoscono la premessa nota di tutta la vicenda. Come sa, o dovrebbe sapere, chiunque si occupi o si trovi a decidere di delicati temi di ricerca, è la stessa direttiva europea sulla sperimentazione animale a prevedere che né l'Erc (Consiglio europeo della Ricerca; NdR), né il Ministero della Salute, né le rispettive Università possano autorizzare un progetto in tal senso, se esistono metodi alternativi che la scienza ha certificato come altrettanto validi. In altre parole, è già obbligo di legge che i progetti debbano includere la prova dell'assenza di alternative alla sperimentazione animale: vengono giudicati anche su questo. Di fronte a decisioni del genere, che – seppur provvisorie – ostacolano e bloccano la nostra ricerca, non può stupire che tanti ottimi studiosi italiani scelgano di fuggire dall'Italia, portando i loro progetti di eccellenza, e i relativi finanziamenti ottenuti vincendo la competizione al vertice della ricerca europea, in Paesi le cui istituzioni sostengono la scienza non con dichiarazioni retoriche sulla ‘fuga dei cervelli', ma applicando le normative vigenti senza ulteriori restrizioni e divieti".

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