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Torino, il Tribunale decreta il fallimento di Ventures: futuro a rischio per 400 operai Ex Embraco

Il Tribunale di Torino ha decretato il fallimento di Ventures, la newco formata da un gruppo israeliano e dalla famiglia Di Bari, che nel 2018 aveva rilevato la ex Embraco di Riva di Chieri con lo scopo di rilanciarla. Il reato configurato è quello di bancarotta distrattiva. Preoccupati i sindacati: “400 lavoratori oltre al danno del fallimento potrebbero subire anche la beffa di restare senza cassa integrazione”.
A cura di Ida Artiaco
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Il Tribunale di Torino ha decretato il fallimento della Ventures, la società che ha rilevato la ex Embraco di Riva di Chieri. A nulla sono valse le mobilitazioni, gli appelli al ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, e gli incontri tenuti fino a ieri dai lavoratori con le istituzioni locali e regionali: oggi è arrivata la sentenza, in seguito alla quale ben 400 operai saranno costretti a restare a casa senza un'occupazione. La decisione è giunta al termine dell'udienza per la richiesta fallimentare presentata dalla Procura della Repubblica lo scorso mese di giugno, dopo che le Fiamme gialle, ricostruendo i flussi di denaro, hanno scoperto il prosciugamento delle casse societarie ipotizzando il reato di bancarotta distrattiva. Si tratta dell'ultimo atto di una vicenda cominciata anni fa, addirittura nel 2018.

La vicenda Ex Embraco, tra Whirlpool e Ventures

A gennaio di quell'anno, infatti, l'azienda brasiliana Embraco, facente parte del gruppo Whirlpool, aveva deciso di licenziare 500 dipendenti per trasferire la produzione di compressori per frigoriferi in Slovacchia, dove il costo del lavoro e la tassazione sono inferiori. L'allora ministro Calenda aveva aperto un tavolo di confronto che, dopo i primi esiti negativi, era riuscito a scongiurare l'allontanamento dei dipendenti. Con lo scopo di rilanciare il sito di Riva di Chieri la Ventures, una newco formata da un gruppo israeliano e dalla famiglia Di Bari con il 40 per cento ciascuno, lo aveva rilevato, dopo che il progetto era stato selezionato dal ministero dello Sviluppo Economico per reindustrializzare lo stabilimento ex Embraco. Ma di fatto la fabbrica, che sarebbe dovuta essere riconvertita per la realizzazione di biciclette elettriche, robot per la pulizia dei pannelli solari, giocattoli tipo lego, non ha mai prodotto nulla. Da settembre 2019 è anche ripartita la mobilitazione dei lavoratori, con scioperi e manifestazioni, oltre alle numerose denunce per il mancato pagamento degli stipendi e la cassa integrazione.

L'inchiesta della Guardia di Finanza di Torino per bancarotta distrattiva

Così lo scorso mese di giugno, su ordine della magistratura torinese, la Guardia di Finanza ha dato il via a una serie di perquisizioni e sequestri di documenti per fare luce sulla bancarotta della società che avrebbe dovuto rilanciare il sito produttivo piemontese. In particolare, i pm torinesi hanno voluto passare sotto la loro lente d'ingrandimento un flusso di denaro verso l’estero che di fatto avrebbe prosciugato le casse societarie mandando l’azienda in bancarotta e portando al pignoramento delle risorse aziendali. Il sospetto era che i soldi per il rilancio dell’ex Embraco siano finiti all’estero e investiti in titoli e in auto di lusso. Da qui l'accusa di bancarotta distrattiva. "La preoccupazione maggiore ora – è stato il commento di Luigi Paone, segretario della Uilm di Torino, e Vito Benevento della segreteria provinciale Uilm – è rivolta agli ammortizzatori sociali per i 400 lavoratori, che oltre al danno del fallimento potrebbero subire anche la beffa di restare senza cassa integrazione. È urgente che il Mise convochi al più presto un tavolo con tutti i protagonisti in negativo di questa triste vicenda".

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