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Torino, due cinesi aggrediti sotto casa: “Avete il coronavirus, dovete andarvene”

Una coppia di cinesi è stata aggredita da due ragazzi italiani sotto casa loro a Torino. I due fidanzati, che vivono nel capoluogo piemontese dal 2016, hanno raccontato che gli aggressori li avrebbero colpiti anche a bottigliate dopo aver detto loro che avevano il coronavirus: “Non è colpa nostra se s’è diffuso questo virus, non è colpa di nessuno”.
A cura di Susanna Picone
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“Avete il coronavirus, dove andarvene da qui”, e poi le botte di notte, a due passi da casa. Vittime di un’aggressione andata in scena a Torino una coppia di fidanzati cinesi, Chen e Ye, di 28 e 25 anni. I due giovani – a raccontare l’accaduto è La Stampa – vivono a Torino dal 2016, lavorano in un supermercato come addetti al banco sushi e fino a qualche tempo fa conducevano una vita tranquilla in Italia. Ma da quando si parla del coronavirus le cose per loro – e purtroppo non solo per loro – sono cambiate. I due giovani hanno raccontato di essere stati colpiti con bottiglie di vetro e spintonati da due ragazzi italiani. Il fatto, su cui indagano i carabinieri, è accaduto nei pressi del garage dove la giovane coppia posteggia l’auto. “Stavamo uscendo – racconta Ye – quando abbiamo trovato sul portone due ragazzi italiani. Avranno avuto 16 o 18 anni. Non erano ubriachi, volevano palesemente attaccare briga. Ci hanno urlato che dovevamo andare via, perché abbiamo il coronavirus”. Chen ha aggiunto che i due gli avrebbero urlato parole “voi non siete umani, voi siete il virus”. Una violenza subita solo perché cinesi.

I due cinesi aggrediti con bottiglie di vetro – Il ragazzo è stato spintonato, ha provato a difendersi, ma gli aggressori a un certo punto hanno preso delle bottiglie di vetro dal cestino dell’immondizia e ne hanno spaccata una sull’occhio di Chen. “A un certo punto mi sono cadute le chiavi della macchina – racconta Ye -. Mi sono chinata a prenderle e rialzandomi la chiave si è aperta con uno scatto. Uno dei due ha lasciato Chen ed è venuto da me. Pensava che avessi un coltello. Si è messo a gridare fortissimo: ‘Colpisci, colpisci’, mentre si alzava la maglia fino al mento. È rimasto a torso nudo, a un centimetro da me”. Anche alla donna è arrivata una bottiglia sulla schiena mentre era girata di spalle. I due hanno provato ad allontanarsi, ma gli aggressori hanno continuato a seguirli. Si sono allontanati solo quando sono arrivati i soccorsi. “Non è colpa nostra se s’è diffuso questo virus, non è colpa di nessuno” dicono i due ragazzi, che ora hanno paura di andare in giro per la città. “Siamo nati in Cina, ma questa non può essere una colpa. Eppure siamo stati trattati come se fossimo degli appestati. Questo è terribile. E adesso abbiamo paura di tutto”, il loro racconto.

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