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Covid 19

Tamponi rapidi dai medici di famiglia: “È da irresponsabili, rischiamo strage come nelle Rsa”

È stato pubblicato il bando del progetto pilota della Regione Lazio in collaborazione con la Fimmg per permettere ai medici di medicina generale e ai pediatri di effettuare tamponi rapidi nei propri studi e anche a domicilio. Allarme dei sindacati, Patrizi (Sindacato Medici Italiani Lazio): “Da irresponsabili. Rischiamo strage tra i medici di famiglia come è accaduto nelle Rsa della Lombardia”.
A cura di Ida Artiaco
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"Effettuare i tamponi negli studi dei medici di medica generale è da irresponsabili. Vogliamo fare una strage tra i medici di famiglia come è accaduto nelle Rsa della Lombardia?". Sta facendo discutere molto il bando della Regione Lazio per acquisire, su base volontaria, la manifestazione d’interesse per l’elenco degli studi dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta nell’ambito della rete di sorveglianza regionale Covid-19. In altre parole, chi vorrà, potrà effettuare tamponi rapidi nei propri studi e anche a domicilio. Si tratta di una misura, sottolineano dalla Regione, che "sarà il primo livello che si aggiunge al potenziamento dello screening per l'individuazione dei contagi da Coronavirus in corso nei drive-in e al completamento della rete dei laboratori privati, questi ultimi senza oneri a carico del servizio sanitario regionale". Il progetto pilota, coordinato dalla Fimmg (Federazione italiana dei medici di medicina generale) di Roma, prevede di estendere le procedure di tracciamento dei positivi anche agli studi medici del territorio, in base a una serie di rigidi protocolli di sicurezza.

Tamponi negli studi dei medici di base e a domicilio

Dunque, trenta minuti e il paziente avrebbe la risposta direttamente dal suo medico di base, mentre la fornitura delle macchinette per i test sarebbe a carico delle Asl. Nel bando si precisa che condizioni per poter accedere alle attività è da un lato la disponibilità di DPI e dall'altro la conoscenza delle procedure per la corretta effettuazione del prelievo di materiale biologico, quindi tampone naso faringeo, o altra modalità, e delle procedure di sicurezza per la gestione dei DPI e dei rifiuti speciali derivanti da tale attività, acquisite anche tramite formazione a distanza. Titoli preferenziali per l’inserimento nella rete di sorveglianza è la piena adesione alla campagna di vaccinazione antinfluenzale in corso e l’immediata disponibilità. "Auspico una disponibilità da parte dei medici e pediatri per questa importante attività di sorveglianza regionale per il Covid-19 – ha sottolineato nella nota l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato -. I medici di medicina generale stanno già fattivamente collaborando nelle Unità mobili USCA-R su cui finora non abbiamo mai avuto un caso positivo ed inoltre sono fortemente impegnati nella campagna vaccinale antinfluenzale ed hanno già a disposizione oltre 576mila dosi di vaccino per le fasce interessate. La cosa migliore per il cittadino è chiamare il proprio medico di famiglia o pediatra per prenotare il vaccino antinfluenzale".

L'allarme dei sindacati: "Da irresponsabili"

Non tutti i medici di base, però, sembrano essere d'accordo con il progetto. Secondo Cristina Patrizi, responsabile regionale area convenzionata del Sindacato Medici Italiani Lazio, "effettuare i tamponi negli studi dei medici di medica generale è da irresponsabili. Vogliamo fare una strage tra i medici di famiglia come è accaduto nelle Rsa della Lombardia, mentre nel Lazio le USCA-R non sono mai state praticamente messe nelle condizioni di essere a disposizione della domiciliarità per i medici di medicina generale?". Tra i pericoli che si corrono, secondo Patrizi, l'eventualità di mischiare i percorsi tra pazienti ordinari e pazienti ad alto rischio infettivologico all' interno di una abitazione civile dal momento che il 90% degli studi dei medici di famiglia si trova in stabili comuni e non dedicati. "Abbiamo già decine di medici di famiglia e di Continuità Assistenziale costretti a fare 6-7 ore di fila ai drive-in per fare i tamponi, costretti, a seguito di contatti stretti, tra visite ambulatoriali o domiciliari a pazienti positivi, perché per loro non sono stati neanche pensati percorsi prioritari per i tamponi, quindi, in fila per ore come tutti i cittadini. Vogliamo mettere la gente in fila anche nei condomini?". Le ha fatto eco Pina Onotri, Segretario Generale del Sindacato Medici Italiani: "Negli studi dei medici di medicina generale non c’è la possibilità di mantenere separati il percorso sporco (casi sospetti Covid-19), con il percorso pulito (altri pazienti), essendo appartamenti in privati condomini. Si corre il rischio concreto di causare assembramenti e diffusione del virus. Rischiamo di fare da untori e lasciare scoperta l’assistenza di migliaia di cittadini malati cronici od oncologici, se mai dovessimo chiudere gli studi per sanificarli o metterci in quarantena", ha sottolineato, aggiungendo che "la medicina generale sta facendo uno sforzo sovraumano per supportare i cittadini e soprattutto i malati fragili. Non riconoscere il sacrificio fin qui fatto dei medici di medicina generale e negare la loro utilità sul territorio nell’arginare la pandemia è una vergogna".

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