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Strage Cutro, morti la giornalista afghana Torpekai Amarkhel e la famiglia: “Scappavano dai talebani”

Tra le 71 vittime del naufragio di migranti a Steccato di Cutro c’è anche la giornalista afghana Torpekai Amarkhel e la sua famiglia: erano fuggiti dall’oppressione dei talebani. All’appello manca ancora una bambina di 7 anni, il cui corpo non è stato rinvenuto.
A cura di Ida Artiaco
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Tra i 71 migranti morti la scorsa settimana sulla spiaggia di Steccato di Cutro, in Calabria, dopo che il barcone a bordo del quale viaggiavano si è spezzato in due a causa della forza del mare, c'è anche la giornalista afghana Torpekai Amarkhel.

La donna, 42 anni, è una delle vittime del naufragio. Insieme a lei hanno perso la vita anche altri membri della sua famiglia, che si erano messi in viaggi dal loro Paese per sfuggire al potere dei talebani. All'appello manca ancora una bambina di 7 anni, il cui corpo non è stato ancora rinvenuto.

Torpekai era anche una fotografa e periodicamente inviava report all’Onu sulla condizione delle donne nel suo Paese dominato dall’oppressione talebana. A piangere sulla salma sua e di quella degli altri famiglia nel Palasport di Crotone è arrivata dall'Olanda la sorella Mida. È giunta in Calabria in auto dopo ore di viaggio, ma invece di riabbracciare i suoi cari ha trovato solo morte e disperazione.

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Mida ha chiesto agli avvocati Luigi Ligotti, Mitja Gialuz, Vincenzo Cardone e Francesco Verri, di rappresentarla. "Siamo stati incaricati da diversi familiari delle vittime del naufragio avvenuto nelle acque di steccato di Cutro di rappresentarli nei due procedimenti penali iscritti dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Crotone – ha spiegato sui social Verri -. Il primo procedimento ha già condotto all’arresto di alcuni presunti scafisti che rispondono dei reati di disastro colposo e omicidio colposo plurimo quale conseguenza della violazione dolosa delle leggi sull’immigrazione. Il secondo procedimento mira a raccogliere gli elementi per valutare se ci sono responsabilità per il mancato soccorso in mare. Lavoreremo insieme alacremente e in modo del tutto gratuito: è il nostro modo di sostenere anche moralmente le centinaia di persone che hanno perso i loro familiari. Collaboreremo, inoltre, con i difensori delle altre persone offese, degli enti e degli organismi esponenziali che decideranno di assumere un ruolo attivo nei procedimenti".

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