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Sileri: “Difficile una seconda ondata, convivere col virus sperando che il vaccino arrivi presto”

Il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, ha fatto il punto della situazione dell’emergenza Coronavirus in Italia in un lunga intervista in cui ha specificato che “l’ondata che abbiamo vissuto da marzo in poi, che io stesso ho definito uno tsunami, difficilmente potrà ripetersi. Tornare a mille morti al giorno mi pare improbabile, per fortuna”.
A cura di Ida Artiaco
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"L'ondata che abbiamo vissuto da marzo in poi, che io stesso ho definito uno tsunami, difficilmente potrà ripetersi. Avrebbe come precondizione il gettare via le mascherine, abbandonare il lavaggio delle mani, non osservare più il distanziamento sociale. Insomma, vorrebbe dire non aver imparato niente e mi pare molto difficile. Al limite potranno accendersi dei focolai". Il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri commenta così la possibilità che in autunno torni di nuovo l'emergenza Coronavirus nel nostro Paese. Lo ha fatto in una lunga intervista rilasciata al quotidiano Il Tempo, in cui ha anche precisato che "potrebbe anche verificarsi un rialzo, perché no, ma a quel punto dobbiamo capire quanti sono i positivi e quanti i positivi con malattia. Tornare a mille morti al giorno mi pare improbabile, per fortuna. Al momento, se guardo ai numeri non vedo un impegno importante del sistema ospedaliero".

Sileri ha poi detto basta al terrorismo, riferendosi in particolare all'Organizzazione mondiale della Sanità che aveva avvertito nei giorni scorsi che "il peggio deve ancora venire": "A forza di pensare che a ottobre sarà per forza una tragedia, quella tragedia ce la costruiamo da soli. Impariamo a convivere con il virus sperando che il vaccino arrivi in fretta". Quindi ha ribadito: "Vero che il virus è ancora tra noi, però è anche vero che lo teniamo sotto controllo. Se io dovessi tornare con la testa ad un paio di mesi fa, penso che oggi siamo in una situazione ben migliore di quanto potessimo prevedere. Questo è dovuto al lockdown prima, ma ora alle mascherine, al distanziamento, all'igiene delle mani. Il virus esiste, ma abbiamo imparato a difenderci. Non possiamo dire che siccome il virus è ancora in circolo restiamo fermi, immobili e chiusi". Tutto previsto, insomma, come anche lo scoppio di nuovi possibili focolai. Nei giorni scorsi ne erano stati individuati in Italia dieci: "Anche qui, dobbiamo spiegare bene cosa significa: persone positive scovate, grazie ad un'opera di screening con i tamponi, e creare una micro zona rossa. Ripeto: micro zona rossa, non chiudere tutta l'Italia". Infine, ha lanciato un appello: "Il virus potrebbe mutare sino a divenire meno aggressivo, magari a livello di un raffreddore. È un'ipotesi, ma che lasciamo al futuro e dunque è inutile parlarne. Il presente – conclude il viceministro – ci dice che la guerra non è vinta, ma che le cose stanno andando meglio del previsto. Abbiamo imparato a proteggerci e dobbiamo continuare a farlo".

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