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Si lancia dal decimo piano col nipote di 5 anni, diceva: “Scappo con Giacomo, devo salvarlo”

“Era morbosamente attaccata a quel bimbo, sosteneva di doverlo salvare” hanno raccontato i conoscenti della zia 47enne di Modena protagonista dell’assurda decisione di prendere il nipotino di 5 anni e gettarsi nel vuoto dal decimo piano portandolo per sempre via con sé. La famiglia aveva capito che viveva una situazione di sofferenza psicologica e ha tentato di tenerla lontana dal piccolo ma senza riuscirsi.
A cura di Antonio Palma
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Prima dell'assurda decisione di prendere il nipotino di 5 anni e gettarsi nel vuoto dal decimo piano portandolo per sempre via con sé, Silvia Pellacani, la donna protagonista dell'omicidio- suicidio di Modena aveva sviluppato per il bimbo un vera e propria ossessione. Lo ha ricordato tre l urla strazianti la madre della piccola vittima quando ha esclamato "lo sapevo che andava a finire così, me lo sono immaginato un miliardo di volte", ma lo hanno confermato un po' tutti quelli che la conoscevano. "Prendo il bambino e scappo" aveva confessato infatti più volte la 47enne a vicini e conoscenti, parlando del difficile rapporto con il fratello che non voleva fargli vedere il bimbo. La famiglia infatti aveva capito che la donna viveva una situazione di sofferenza psicologica, anche se non certificata da medici, e preferiva tenere  lontano il piccolo da lei.

Così aveva fatto anche domenica scorsa quando lo avevano affidato alla nonna paterna senza pensare che lei, in una lucida follia, sarebbe arrivata in casa per gettarsi dal decimo piano con il piccolo. "Silvia ci diceva di essere in lite col fratello, non andavano d’accordo, ci raccontava che gli veniva impedito di vedere il nipote. Lei soffriva molto per questo, avrebbe voluto passare più tempo con il bambino" hanno rivelato alcuni conoscenti a Il Resto del Carlino. Eppure nessuno di loro ha mai sospettato potesse arrivare a tanto anche se ammettono:  "Era morbosamente attaccata a quel bimbo, lo amava, forse troppo, sosteneva di doverlo salvare, tempo fa aveva detto che lo avrebbe portato via con sé". "Voglio portarlo via ma nessuno mi ascolta, lo devo salvare, voglio scappare con lui" ripeteva la donna, anche se nessuno capiva a cosa si riferisse, da cosa pensava di scappare e di salvarlo e non pensavano potesse dire sul serio.

Del resto anche il procuratore Lucia Musti ha spiegato che nulla induce a pensare a condizioni precarie di salute, né risultano problemi psichici o che la zia fosse in cura. La donna, anche se schiva, aveva un suo spazio di socialità, un bar del posto dove aveva anche portato il bambino. "Veniva spesso, leggeva, chiacchierava, stava imparando a suonare la chitarra ed era sempre disponibile ad aiutarci col computer" hanno raccontato i titolari. "Ultimamente però si era chiusa in se stessa e parlava meno del bimbo. Pensavamo che le cose in famiglia si fossero sistemate"  hanno rivelato altri clienti. Nessuno si era accorto che invece la donna stava maturava il tragico gesto.

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