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Setta degli stupri di gruppo a Torino: il “santone” Paolo Meraglia condannato a 10 anni

Dieci anni e undici mesi di carcere per Paolo Meraglia, il “santone” che con la scusa di curare le donne abusava sessualmente di loro. La quarta sezione penale del tribunale di Torino ha condannato l’uomo per alcuni reati a lui contestati e lo ha assolto per altri. Condannati anche Biagino Viotti Luisa Nota, ritenuta la “vestale” che partecipava ai riti.
A cura di Susanna Picone
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Dieci anni e undici mesi di carcere. È la sentenza di condanna pronunciata oggi nei confronti di Paolo Meraglia, il “santone” di settanta anni di Moncalieri capo di una “setta” che con la scusa di curare le donne abusava sessualmente di loro. La quarta sezione penale del tribunale di Torino ha stabilito una pena più bassa rispetto ai 23 anni di reclusione chiesti dai sostituti procuratori Marco Sanini e Fabiola D'Errico e lo ha assolto da alcuni dei reati di cui era accusato. I giudici hanno ritenuto colpevoli anche Biagino Viotti, settantaquattrenne condannato a 4 anni e 2 mesi di reclusione, e Luisa Nota, condannata a 2 anni e 9 mesi. Quest’ultima secondo l’accusa era una “vestale” che partecipava ai “riti”. Viotti aveva messo a disposizione uno degli alloggi dove avvenivano gli incontri con il santone. Sono stati invece assolti gli altri tre imputati Carlo Volpi, Lorella Bavosio e Matteo Forneris. I giudici hanno stabilito che i condannati risarciscano quattro vittime, costituite parti civili, con provvisionali dai 20mila ai 35mila euro. La procura, che ha coordinato l'indagine della Squadra mobile della Questura di Torino, ipotizzava l'esistenza di un'associazione a delinquere finalizzata alla violenza sessuale e alla truffa. Ma poi l'ipotesi di associazione a delinquere non ha tenuto e neanche alcuni dei singoli casi di violenza e truffa.

Chi è il "santone" condannato a Torino – Paolo Meraglia, ex musicista e professore in pensione, convinceva le sue vittime con le carte. Secondo l’accusa il “santone” nelle sedute di cartomanzia “prefigurava pericoli neutralizzabili solo attraverso il compimento di riti esoterici di natura sessuale”. Lui e i suoi  “adepti” li chiamavano “scambi di forza” ma di fatto erano rapporti sessuali di gruppo che coinvolgevano anche ragazze minorenni. Le donne, insomma, si rivolgevano al “santone” per risolvere dei problemi e lui le “curava” col sesso. “I nostri erano semplici incontri tra amici…”, si è difeso da parte sua Meraglia aggiungendo di essere tranquillo e non sentirsi in colpa. “Eravamo una bella comitiva. Sono venuti a casa mia sino all'ultimo momento, poi si sono fatti dei torti l'uno con l'altro ed è uscita questa cosa”, avrebbe aggiunto l’uomo dopo la lettura della sentenza.

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