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“Sei deforme, meglio se muori”. La mamma di Michele, suicida a 17 anni: “Fu istigato a uccidersi”

Maria Raso, la mamma del 17enne che cinque anni fa si gettò dal ponte di Alpignano (Torino) chiede giustizia. “Mio figlio è morto per colpa di compagni che lo deridevano per il suo aspetto fisico. Lo hanno insultato anche il giorno del suo funerale”.
A cura di Biagio Chiariello
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"Esprimete i vostri sentimenti, le vostre rabbie, non tenete tutto dentro. Ascoltate una mamma che ha perso un figlio che purtroppo non cʼè più. Dal bullismo si può uscire, se ne può uscire vincenti". Sono le parole di Maria Raso, mamma di Michele Ruffino, un ragazzo che a 17 anni, il 23 febbraio del 2018, si è gettato dal ponte di Alpignano, in provincia di Torino, perché i compagni di scuola gli avevano reso la vita impossibile.

"Morto suicida", secondo i giudici. Ma la donna non ci sta "Mio figlio è morto per istigazione al suicidio — lamenta Maria — per colpa di compagni che lo deridevano per il suo aspetto fisico". "Lo chiamavano zoppo, storpio, deforme. Gli urlavano addosso. Michele a seguito di un vaccino obbligatorio da bambino ha subìto un trauma fisico riconosciuto", spiega la donna al Corriere della Sera.

Gli dicevano "è meglio se muori. Non puoi dare nulla alla società".

Ora la donna gira l'Italia per raccontare la storia di suo figlio. Per fare capire a tutti che nessuno è solo, anche e soprattutto in queste circostanze. Lo ha fatto anche ieri, 7 febbraio, la giornata mondiale contro il bullismo e il cyberbullismo:

Giro l’Italia per raccontare la storia di Michele e così cercare di evitare che ci siano meno gesti estremi. Abbiamo fondato per lui un’associazione, Miky boys Odv. Il bullismo e il cyberbullismo sono peggio delle lame di un coltello. L’unico antidoto può essere l’ascolto".

Come accertato, i presunti bulli erano presenti al funerale. In particolare un ragazzo avrebbe esclamato guardando una foto di Michele esibita alla cerimonia: "Ma questo non è lui… lui era storpio. È meglio in foto che da vivo".

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Ma non è tutto. Gli atti di bullismo hanno avuto come vittime anche la famiglia: "Lo scorso 23 febbraio, giorno della sua morte, a Rivoli hanno dedicato un albero a Michele. Nello stesso momento qualcuno ha danneggiato i cuori con i nomi della nostra famiglia presenti al cimitero accanto alla sua foto" dice Rosa.

Non provo odio verso queste persone ma Michele ha diritto ha una giustizia su questa terra", conclude la donna.

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