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Scambio tubi in ospedale a Castellaneta, per gli 8 morti nessun colpevole: reato prescritto

Dodici anni dopo quella terribile tragedia dovuta ad un assurdo scambio di tubi durante li lavori, la corte d’Appello di Taranto ha dichiarato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione per i dodici imputati condannati in primo grado. Si tratta di tecnici che avevano costruito l’impianto, imprenditori, progettisti e direttori dei lavori.
A cura di Antonio Palma
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Non ci sarà nessun colpevole per gli otto pazienti morti mentre erano ricoverati nel reparto di  terapia intensiva dell'ospedale di Castellaneta, in provincia di Taranto, dopo un assurdo scambio di tubi che li portò ad inalare anestetico al posto dell'ossigeno previsto. Gli undici imputati ancora a processo per quel tragico errore, infatti, hanno ottenuto tutti la prescienze del reato contestato nel corso del processo di appello. Si tratta di  tecnici che avevano costruito l'impianto, imprenditori, progettisti e direttori dei lavori, un dirigente dell'Asl locale e rappresentanti della commissione di collaudo. Per loro la corte  d'Appello di Taranto ha dichiarato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione. Nel corso dello stesso procedimento giudiziario disposta anche la revoca delle statuizioni civili a favore delle parti civili che si erano costituite tra cui la stessa Azienda sanitaria locale, la Regione Puglia e l’associazione Cittadinanzattiva.

I fatti contestati risalgono infatti al 2007 quando in pochi giorni, da aprile a maggio, otto pazienti cardiopatici inalarono dosi letali protossido di azoto al posto dell’ossigeno. Si scoprì che qualcuno aveva invertito l'innesto delle tubazioni durante i lavori dell'allora nuovissima Unità di terapia intensiva coronarica: un errore fatale. Dopo complesse indagini , nel 2010 erano stati rinviati a giudizio 30 imputati. Il tribunale aveva poi assolto cardiologi e anestesisti dell'ospedale perché non potevano sapere dell'errore mentre erano stati condannati undici imputati tra tecnici, progettisti e dirigenti. Per loro, accusati a vario titolo di omicidio colposo plurimo, falso ideologico, frode nelle pubbliche forniture e violazioni amministrative, erano state comminate pene tra i 2 e i 6 anni di età. tutti avevano fatto ricorso in appello dove però è giunta la prescrizione a mettere la parola fine alla terribile vicenda.

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