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San Gimignano, tortura in carcere: 5 guardie condannate. Poliziotti scoppiano in lacrime in aula

Si chiude dopo 5 anni la vicenda del pestaggio di un detenuto tunisino durante un trasferimento di cella nel penitenziario. Il tribunale di Siena ha inflitto pene tra i 5 anni e 10 mesi e i 6 anni e mezzo per cinque agenti coinvolti.
A cura di Biagio Chiariello
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Tortura, falso e minacce aggravate. Sono le accuse che hanno portato il tribunale di Siena a condannare cinque agenti penitenziari del carcere di San Gimignano, con pena da 5 anni e 10 mesi fino a 6 anni e 6 mesi, per il pestaggio subito nell'ottobre del 2018 nel carcere toscano da un detenuto tunisino.

Le indagini avviate dalla procura di Siena pochi giorni dopo la presunta violenza avevano ravvisato il coinvolgimento di 15 agenti della polizia penitenziaria. A febbraio 2021 dieci di loro erano stati giudicati colpevoli con rito abbreviato di reati minori. Oggi la condanna per gli altri cinque. Il pm aveva chiesto tra 6 e 8 anni di condanna.

I cinque imputati erano in aula alla lettura della sentenza, alcuni sono scoppiati in lacrime, uno ha urlato "Vergogna".

Il giudice Simone Spina ha riconosciuto dunque tra i capi di imputazione anche il reato di tortura in concorso. Fatto che ha pochissimi precedenti nel nostro Paese. "Ricorreremo in appello", ha annunciato l'avvocato Manfredi Biotti, difensore di quattro dei cinque imputati.

"Non comprendiamo quale è stato il ragionamento dei giudici ma ne prendiamo atto; vedremo le motivazioni e faremo appello, certo è un segnale molto brutto", ha aggiunto Biotti.

"Abbiamo sostenuto che il reato di tortura sia più grave quando è commesso dal pubblico ufficiale perché disegna un rapporto di potere che viene estorto tradendo la fiducia che ognuno deve avere nelle forze di polizia che sono nella massima composizione sane" ha aggiunto.

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