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Delitto di Avetrana: l'omicidio di Sarah Scazzi

Sabrina Misseri e le lettere al suo avvocato: “Ora tace. Io resto convinto della sua innocenza”

L’avvocato Franco Coppi, difensore di Sabrina Misseri, in una intervista ha dichiarato che la giovane condannata per l’omicidio di Sarah Scazzi gli scriveva di continuo: “Lascerò il caso in eredità al mio studio”.
A cura di Susanna Picone
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L'avvocato Coppi e Sabrina Misseri
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"Prima ci scrivevamo una lettera a settimana, adesso all’improvviso tace. So che è in crisi e questo mi amareggia e mi preoccupa. Sono convintissimo dell’innocenza sua e di sua madre. Abbiamo fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo e abbiamo superato il primo controllo di ammissibilità. Ma i tempi sono lunghi. Lascerò il caso in eredità al mio studio". A parlare è l’avvocato Franco Coppi, 84 anni, che ha concesso una lunga intervista al Corriere della Sera.

Chi per molto tempo ha scritto lettere all'avvocato è, dal carcere, Sabrina Misseri, condannata per il delitto di Avetrana. È stata lei, secondo la giustizia, a uccidere il 26 agosto del 2010 nella cittadina della provincia di Taranto la cugina quindicenne Sarah Scazzi.

Il 21 febbraio 2017 la Cassazione ha definitivamente riconosciuto colpevoli e condannato all'ergastolo per concorso in omicidio volontario aggravato dalla premeditazione Sabrina e anche sua madre, Cosima Serrano. Madre e figlia hanno sempre respinto le accuse (era stato il padre di Sabrina e marito di Cosima, Michele Misseri, a confessare l’omicidio e poi ritrattare, e alla fine lui è stato condannato per soppressione di cadavere e inquinamento delle prove).

L’avvocato Franco Coppi ha difeso durante il processo per l'omicidio di Sarah Scazzi madre e figlia e più volte negli anni ha dichiarato di essere certo della loro innocenza.

L'avvocato Coppi in una udienza del processo per il delitto di Avetrana
L'avvocato Coppi in una udienza del processo per il delitto di Avetrana

Nella lunga intervista l’avvocato Coppi, oltre a ricordare Sabrina Misseri e il processo per il delitto di Avetrana, ha anche parlato dei problemi della giustizia. "Certamente la cosa che più salta agli occhi è la lunghezza abnorme dei processi; 7-9 anni di media è un tempo mostruoso. So che diventando vecchi si diventa laudator temporis acti ma quand’ero giovane andavo in udienza e sapevo che il processo avrebbe avuto una durata accettabile. Oggi capita che il pubblico ministero discuta a gennaio e la difesa a dicembre. Fissano udienze dopo un anno e ho la sensazione di una certa trasandatezza, nel sistema Giustizia, come se ci fossimo tutti quanti un po’ abbassati di livello".

A suo dire, è anche inutile parlare di separazione delle carriere e che un modo per velocizzare è restituire al giudice del dibattimento la conoscenza degli atti: "Oggi esiste quest’idea sacra che il giudice debba arrivare vergine al dibattimento. Ma se uno è perbene e onesto intellettualmente può leggere gli atti e farsi un’idea prima del processo e poi, in aula, può anche cambiarla sentendo le parti".

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