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Rogo Thyssenkrupp, ai due manager tedeschi concessa semilibertà: “Le morti sul lavoro impunite”

Se non vanno in galera loro non andrà in galera nessuno. Le morti sui luoghi di lavoro restano così impunite” ha dichiarato i familiari delle sette vittime del Rogo Thyssenkrupp. “Cinque anni erano pochi, ma almeno erano qualcosa, questa concessione, invece, è pazzesca, incredibile, in questo processo non c’è più nulla di normale” ha dichiarato Antonio Boccuzzi, l’operaio sopravvissuto.
A cura di Antonio Palma
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Per mesi era rimasta solo una condanna sulla carta e quando sembrava che finalmente le autorità tedesche avessero accettato la sentenza italiana per il devastante rogo Rogo Thyssenkrupp, per i familiari delle vittime di quella tragedia arriva una nuova doccia fredda: i due manager del gruppo Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz non sconteranno mai la loro pena completamente in carcere. La Procura di Hessen, competente i Germania, infatti ha accolto la richiesta degli avvocati di due dirigenti del gruppo siderurgico ritenuti responsabili del rogo costato la vita a sette operai  e ha concesso loro la semilibertà. La notizia è stata confermata dal procuratore generale di Essen, Anette Milk, durante un’intervista all’emittente Radio Colonia.

"È previsto che i due condannati scontino la pena con il cosiddetto “Offener Vollzug”. La misura è stata autorizzata e l’iter procedurale è stato eseguito" ha spiegato Milk. In Pratica i due detenuti saranno in carcere solo durante la notte ma potranno uscire di giorno per lavorare e rientrare in penitenziario la sera. Per ore i due son ancora liberi ma entro un mese dovrebbe partire per entrambi l’esecuzione della pena. Per i giudici tedeschi la misura è stata possibile perché non hanno precedenti penali, non sussiste il pericolo di fuga e non c’è nemmeno il rischio della reiterazione del reato perché rivestono altri ruoli

Una decisione accolta con stupore ma anche tanta rabbia da parte dei famigliari delle vittime del terribile rogo del 2007  che dopo anni di battaglia legale speravano che fralmente si fosse arrivati ala conclusione di questo lunghissimo iter processuale tra Italia e Germania. "Non ci sono parole per esprimere quello che stiamo vivendo. Ci sentiamo presi in giro. Se non vanno in galera loro non andrà in galera nessuno. Le morti sui luoghi di lavoro restano così impunite" ha dichiarato Rosina De Masi, madre di Giuseppe. "Ci incateneremo a Roma. Andremo a Essen. Qualcosa faremo. Devono dirci come è possibile questa cosa".è la reazione di Rosina Platì, mamma di un'altra delle sette vittime del rogo.

"Devono ancora inventare un aggettivo per esprimere le sensazioni che sto provando ora. La notizia è inattesa quanto vergognosa" è il primo commento di Antonio Boccuzzi, l'operaio della Thyssenkrupp sopravvissuto all'incendio. "Cinque anni erano pochi, ma almeno erano qualcosa, questa concessione, invece, è pazzesca, incredibile, discutibile. Mi hanno insegnato che le sentenze e le decisioni del tribunale non si discutono. Credo però che sia arrivato il momento di iniziare a discuterle, altrimenti non vale più niente. In questo processo non c'è più nulla di normale".

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