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Reggio Emilia. Vendono l’azienda e regalano ‘tesoretto’ ai dipendenti: fino 25mila euro a testa

I titolari della Industria Chimica Emiliana, dopo aver concluso la cessione a un fondo d’investimento, hanno dato ai lavoratori “omaggi” da cinque a 25 mila euro. Soldi peraltro arrivati direttamente dal patrimonio personale dei fratelli Bartoli. “Siamo stati per tanti anni proprio come una famiglia … ” dicono i dipendenti.
A cura di Biagio Chiariello
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Un bellissimo regalo di Natale, accompagnato dalla scritta ‘Grazie per quello che hai fatto'; bonus personalizzati a seconda della qualifica e dell’anzianità di servizio, variabili da 5 a 25mila euro a testa: è quanto hanno ricevuto i cinquanta dipendenti della Ice spa (Industria Chimica Emiliana) di Reggio Emilia, ricompensati così dai titolari Dina, Enzo e Maurizio Bartoli, che hanno ceduto il 30 settembre 2019 l'azienda, fondata nel 1949 dai genitori e storicamente a gestione familiare, al fondo d’investimento americano Advent International pur mantenendo un ruolo dirigenziale o di consulenza. A riportarlo è la Gazzetta di Reggio e Resto del Carlino. "Era una decisione di cui eravamo già al corrente – racconta Roberta Manfredi, dipendente della Ice da 36 anni –. Mi riferisco anche al premio, di cui ovviamente siamo stati molto contenti. Non erano tenuti a farlo, ma hanno voluto riconoscere il nostro impegno dandoci anche un incentivo a lavorare bene come abbiamo fatto finora".

Un atto di riconoscenza per quanto l’azienda è riuscita a costruire fino a far diventare un colosso internazionale: il gruppo è formato da un pool di imprese sparse fra Italia (Basaluzzo, in provincia di Alessandria), Stati Uniti e Brasile, con il coinvolgimento di almeno altre 200 persone. "Siamo stati per tanti anni proprio come una famiglia – continua la signora Manfredi –. Per qualsiasi dubbio o problema, i titolari erano sempre lì per noi, il rapporto coi dipendenti era molto amichevole". Va comunque detto che cedendo l’attività di famiglia nata nel 1949, entrambi i fratelli hanno mantenuto un ruolo dirigenziale o di consulenza pur abbandonando i ‘piani alti’.

I soldi del premio, peraltro, arrivano direttamente dal patrimonio personale dei fratelli Bartoli. "Chiaro – precisa la dipendente – si percepisce della nostalgia, specialmente per quelli che lavorano qui da più tempo come me, più che per i neoassunti. Chi è ai primi posti della nuova scala gerarchica avrà bisogno di tempo per conoscerci, per conoscere l’azienda. L’approccio, com’è normale, non può essere come quello di chi conosce questa impresa da una vita, chi l’ha fatta nascere e crescere, ma abbiamo voltato pagina. Siamo pronti a impegnarci, come sempre, per lavorare al nostro meglio".

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