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Prof colpita con fucile ad aria compressa denuncia: “Sono rimasta sola, i ragazzi non li perdono”

Maria Cristina Finatti, la prof di Rovigo che a ottobre era finita al centro delle cronache dopo essere stata colpita dai suoi allievi con un fucile ad aria compressa: “La preside mi ha tenuto fuori da tutto. I ragazzi non si rendono conto di quello che fanno e io proprio non riesco a perdonarli”.
A cura di Ida Artiaco
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"Sono rimasta da sola. Nessuna solidarietà dai colleghi e quella degli alunni somigliava a una condoglianza". È tornata a parlare Maria Cristina Finatti, la professoressa di Scienze e Biologia all'Itis Marchesini di Rovigo, che a ottobre era finita al centro delle cronache dopo essere stata colpita dai suoi allievi con un fucile ad aria compressa.

In una intervista a La Repubblica, la docente ha spiegato che dopo l'episodio, diventato famoso in tutta Italia dopo essere finito sui social network, "la preside mi ha tenuto fuori da tutto, non so nulla dell'inchiesta interna. So che mi ha tolto tre classi, questo sì, di nove che ne avevo. Ho temuto che me le togliesse tutte e nove".

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Secondo la professoressa Finatti, gli studenti l'avrebbero colpita e filmato quell'attacco "perché cercano i follower, la condivisione sui social. E subito dopo cercano i soldi. Perché non hanno educazione, né un sentimento di riconoscimento del prossimo. Perché non si rendono conto di quello che fanno e io proprio non riesco a perdonarli".

Dopo il fatto, avvenuto nell'ottobre dello scorso anno, sono scattate le sanzioni a carico dei ragazzini da parte della scuola con sospensioni e richiami. La docente ha poi denunciato tutti e 24 gli studenti, una decisione questa che la stessa Finatti ha definito ai microfoni di Fanpage.it "molto sofferta".

Nell'esposto al Tribunale dei minori vengono indicati i reati di lesioni personali, oltraggio a pubblico ufficiale, diffamazione a mezzo social e atti persecutori. Nell'esposto al Tribunale dei minori vengono indicati i reati di lesioni personali, oltraggio a pubblico ufficiale, diffamazione a mezzo social e atti persecutori. Un genitore, per difendere il proprio figlio dalle sanzioni, è ricorso al Tar.

Nessuna scusa sarebbe arrivata anche da parte dei genitori o gesto di solidarietà dei colleghi tanto da indurla a sporgere denuncia alla magistratura.

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