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Caso Regeni, news sulle indagini

Processo Giulio Regeni, gup invia gli atti alla Consulta: cosa succede adesso

Gli atti riguardanti il procedimento per la morte di Giulio Regeni, il ricercatore ucciso in Egitto, sono stati inviati alla Corte costituzionale. Lo ha deciso il gup del Tribunale di Roma, accogliendo una richiesta della Procura. L’avvocata della famiglia: “C’è una speranza in più”.
A cura di Susanna Picone
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Il gup di Roma Roberto Ranazzi ha accolto la richiesta della Procura e ha deciso di inviare alla Consulta gli atti del procedimento sulla morte di Giulio Regeni, il ricercatore friulano ucciso nel gennaio 2016 in Egitto.

Per superare la stasi del processo, il giudice chiede alla Corte Costituzionale di esprimersi sulla questione relativa all'assenza degli imputati, quattro 007 egiziani. La richiesta del procuratore Francesco Lo Voi e dell'aggiunto Sergio Colaiocco dello scorso aprile riguardava la questione di costituzionalità dell'art. 420 bis del codice di procedura penale in tema di "assenza" dell’accusato.

La Consulta dovrà decidere sull'articolo così come modificato dalla riforma Cartabia nella parte in cui non prevede che si possa procedere in assenza dell'accusato "nei casi in cui la formale mancata conoscenza del procedimento dipenda dalla mancata assistenza giudiziaria da parte dello Stato di appartenenza o residenza dell'accusato stesso".

Giulio Regeni
Giulio Regeni

"Oggi è una giornata importante nella quale si decideranno le sorti di questo processo. Tutta la gente che è qui sta a dimostrare che non è una storia di famiglia ma è una storia che riguarda la dignità di questo Paese e la sicurezza di tutti i cittadini nel mondo", aveva detto l'avvocata Alessandra Ballerini, legale della famiglia Regeni, questa mattina al sit-in a piazzale Clodio.

Alla sbarra per la morte di Giulio Regeni ci sono quattro 007 accusati della morte del giovane ucciso in Egitto: sono Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Sono accusati di sequestro di persona, mentre Abdelal Sharif risponde anche di lesioni e concorso nell'omicidio.

Giulio Regeni venne rapito la sera del 25 gennaio 2016, il suo cadavere torturato venne trovato dopo 10 giorni lungo la strada che collega Il Cairo ad Alessandria. Svariate, nelle settimane successive, le ricostruzioni poco credibili sul caso. Chi indaga sostiene che Regeni sia stato ucciso dopo esser stato segnalato come spia ai servizi egiziani dal sindacalista degli ambulanti, Mohammed Abdallah, con il quale era in contatto per i suoi studi.

Giulio Regeni in una foto con la madre
Giulio Regeni in una foto con la madre

"C'è una speranza in più, speriamo che questa sia la volta definitiva e che venga sancito che questo processo si può e si deve fare. Visto che noi diciamo sempre che Giulio ‘fa cose', speriamo che Giulio possa intervenire anche in una riforma legislativa che consenta di non lasciare impuniti i reati di questa gravità quando gli stati non collaborano", il commento dopo la decisione del gup dell'avvocata Ballerini, riferendo il pensiero di Paola e Claudio Regeni.

"Ci auguriamo che il ‘popolo giallo' e la scorta mediatica stiano con noi, con le antenne dritte", ha aggiunto l'avvocata spiegando che sulle indagini svolte dalla famiglia in passato ha dovuto presentare una denuncia in Italia "per intralcio alla giustizia in quanto le nostre telefonate erano palesemente ascoltate".

Il procuratore Lo Voi ha poi detto: "Nella nostra impostazione questa era l'unica possibilità, nel caso in cui la Consulta dovesse accogliere la questione, per potere celebrare il processo, salvo ipotizzare delle modifiche legislative di cui per la verità non si vede alcuna proposta. Abbiamo una ulteriore da strada da percorrere, rispetto a quelle percorse fino ad oggi e che purtroppo non hanno portato ad alcun risultato utile perché la situazione di impantanamento è tale che non si riusciva a venirne fuori". "Noi abbiamo ritenuto di fare valere il profilo di incostituzionalità con riferimento alla avvenuta costituzionalizzazione di principi che derivano da numerose convenzioni internazionali – ha detto quindi il capo dei pm di Roma – che impongono la cooperazione e l'assistenza giudiziaria tra gli stati, inclusa quella in particolare sulla tortura, che stata ratificata anche dall'Egitto. Abbiamo ritenuto che fosse opportuno portare all'esame della Corte Costituzionale questa questione. Vedremo cosa deciderà la Consulta e ci regoleremo di conseguenza".

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