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Processo Alex Pompa, che uccise il padre violento. La madre: “Ci ha salvato la vita, saremmo morti”

Maria Caiola, moglie di Giuseppe Pompa, in aula di Tribunale ha difesa il figlio Alex, che lo scorso 30 aprile ha ucciso il padre violento: “Alex ci ha difesi e ci ha salvato la vita. Se non fosse per lui, oggi non sarei qui”.
A cura di Davide Falcioni
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"Alex ci ha difesi e ci ha salvato la vita. Se non fosse per lui, oggi non sarei qui". A dirlo ieri è stata Maria Caiola, moglie di Giuseppe Pompa, che in aula di Tribunale ha difesa il figlio Alex, che lo scorso 30 aprile ha ucciso il padre violento: il racconto della donna ha confermato quanto già era emerso in una precedente testimonianza dell’altro figlio, Loris, che aveva descritto la vita in famiglia, soprattutto in casa, come un incubo sotto la costante minaccia delle botte del padre violento. "Mio marito era un violento – ha dichiarato Maria – malato di gelosia al punto che mi chiamava in continuazione mentre mi trovavo al lavoro e mi spiava". La donna ha raccontato dieci anni di abusi e maltrattamenti, che tuttavia aveva sempre taciuto a tutti, soprattutto a polizia e carabinieri. "Non ho mai denunciato il suo comportamento perché avevo paura delle conseguenze – ha detto ancora la donna – Aveva bisogno di un aiuto psicologico".

Stando a quanto riferito in aula dalla donna, Alex durante il lockdown ha sofferto particolarmente le sfuriate quotidiane che avvenivano in casa. L’altro fratello, Loris, era meno coinvolto visto che andava a lavorare. "Alex faceva lezione in Dad e nell’altra stanza mio marito urlava". Maria Caiola ha quindi spiegato cosa è successo lo scorso 30 aprile, giorno dell'omicidio di Giuseppe Pompa: "Quella sera dissi a mio marito che volevo separarmi e lui andò su tutte le furie. Sentivamo dentro di noi che lui ci avrebbe ammazzato. Era una furia, una litigata peggiore del solito. Mi sono allontanata e sono andata in bagno per struccarmi. Ho sentito che mio marito urlava: ‘Fatevi sotto' e ho sentito che si azzuffavano".

Un racconto radicalmente diverso rispetto a quello che in mattinata ha fatto Michele Pompa, fratello della vittima, che si è costituito parte civile contro il nipote. "Giuseppe alzava il tono di voce, nulla di più. Sosteneva che ci si potesse sempre chiarire e non andava mai oltre all’arrabbiatura". Non solo: secondo Michele suo fratello era pronto per separarsi. "Non beveva, se non un bicchiere e mezzo durante i pasti. Era geloso come possono essere gelose tutte le persone. Mia cognata non si metteva mai in discussione, aveva sempre ragione lei".

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