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Picchiato in strada e rinchiuso nel centro per migranti: per il suicidio di Moussa due esposti

Gli esposti presentati alla magistratura per fare piena luce sulla morte del 23enne Moussa Baide chiedono di verificare le ipotesi di reato di omicidio colposo, la morte come conseguenza di altro reato, l’abuso di autorità contro arrestati e il sequestro di persona. Per familiari e associazioni, nel Cpr di Torino non sarebbe stato seguito adeguatamente.
A cura di Antonio Palma
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Sono due gli esposti presentati alla magistratura per fare piena luce sulla morte di Moussa Baide, il ragazzo di 23 anni originario della Guinea morto suicida nel Centro di permanenza per i rimpatri di Torino dove era stato rinchiuso dopo essere stato soccorso in strada perché aggredito e picchiato. Il primo è stato presentato alla procura di Torino dall'associazione Centro Frantz Fanon, che chiede ai magistrati del capoluogo piemontese di chiarire se vi sono stati problemi di assistenza e tutela sanitaria e psicologia al ragazzo che non capiva perché era stato rinchiuso essendo stato lui ad essere la vittima dell'aggressione. L'altro esposto ai pm invece è stato presentato  dall'avvocato Gian Luca Vitale , incaricato dal fratello del ventitreenne.

La vicenda di Moussa Baide inizia il 5 maggio quando il ragazzo è stato aggredito a sprangate calci e pugni fuori da un supermercato di Ventimiglia, in Liguria, da tre italiani. Mentre questi ultimi venivano denunciati a piede libero dopo l'arrivo delle forze dell'ordine, il 23enne invece era stato segnalato alla questura di Imperia che ne aveva disposto l'immediato trasferimento nel Cpr di Torino in quanto nel corso delle indagini la polizia aveva verificato che non era in regola con i documenti e il permesso di soggiorno. Ferito e con una prognosi di dieci giorni per lesioni e trauma facciale, il 23enne era stato posto in isolamento in un cella del Cpr Brunelleschi a Torino per motivi sanitari. Qui il tragico gesto impiccandosi con le lenzuola in dotazione il 22 maggio scorso.

Per familiari e associazione, una volta all'interno della struttura, Moussa non sarebbe stato seguito adeguatamente, nonostante avesse manifestato segni di disagio in più di un'occasione. Il giovane infatti è stato rinchiuso in una stanza, nell'area chiamata ‘ospedaletto', che per i familiari non è idonea perché priva di sorveglianza. Le ipotesi di reato che si chiede di verificare sono l'omicidio colposo, la morte come conseguenza di altro reato, l'abuso di autorità contro arrestati e il sequestro di persona.

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