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Padova, prete invita chierichetto 15enne a pranzo e abusa di lui: condannato a 2 anni

Sconto di pena in Appello per l’ex parroco di Monselice, in provincia di Padova, accusato di violenza sessuale su minore dopo aver molestato e palpeggiato un chierichetto minorenne della parrocchia da cui poi è stato allontanato. L’uomo incastrato dalle intercettazioni in cui il prete esprimeva la propria vergogna per quanto commesso.
A cura di Antonio Palma
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Due anni e un mese di reclusione, è questa la sentenza di condanna emessa nel processo di secondo grado nei confronti di don Nicola De Rossi, ex parroco di Monselice, in provincia di Padova, accusato di violenza sessuale su minore di 16 anni dopo aver molestato e palpeggiato un chierichetto minorenne della sua parrocchia da cui poi è stato allontanato. Una pena dunque ridotta rispetto alla sentenza di primo grado emessa due anni fa e che lo aveva visto condannato a otto anni e otto mesi di reclusione. Il prete aveva già beneficiato dello sconto di un terzo della pena in primo grado perché aveva scelto il processo con rito abbreviato. L'impianto accusatorio è stato sostanzialmente confermato anche in appello ma fondamentale nella decisione di ridurre ulteriormente  la pena del Tribunale veneto è stata la scelta dello stesso parroco di risarcire la vittime e i familiari prima della conclusione del processo e di svolgere volontariato. Alla famiglia del ragazzino è andato un risarcimento di 15 mila euro.

I fatti contestati al prete risalgono al luglio del 2016, quando la vittima allora 15enne aveva deciso di accettare l'invito a pranzo del suo parroco. La famiglia aveva accettato volentieri visto che il ragazzo già faceva il chierichetto ed era molto affezionato a quel prete quarantenne. Dopo il pasto però si è consumata l'aggressione sessuale. Il religioso ha fatto salire il quindicenne nella sua camera da letto, lo ha fatto sdraiare sul letto e infine lo ha toccato nelle parti intime strusciandosi su di lui. Molestie sessuali e palpeggiamenti davanti ai quali l'adolescente è scappato spaventato e in lacrime, rifugiandosi a casa dove poi ha raccontato quanto era accaduto ai genitori. Da qui l'inchiesta con intercettazioni telefoniche che si sono rivelate fondamentali.

Ad incastrare don Nicola infatti sono state le sue stesse conversazioni con un’amica psicoterapeuta e un collega sacerdote durante le quali ha ammesso tutto. Mi faccio un po’ schifo… Mi domando come sono arrivato a una cosa del genere", si era sfogato il parroco. "Tra noi non è un rapporto alla pari, ma alla dispari…" aveva detto poi all'amico. Dopo la denuncia e l'inchiesta dei carabinieri, il parroco è stato prima trasferito in un'altra parrocchia e poi è stato sospeso dalla Diocesi di Padova.

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