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Operai morti alle Acciaierie Venete, 6 indagati: “Sicurezza precaria per aumentare i profitti”

Sergio Todita e Marian Bratu morirono rispettivamente dopo alcune settimane e dopo mesi di agonia. Contro di loro, e altri due operai feriti, si riversò una colata di acciaio incandescente.
A cura di Davide Falcioni
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La Procura di Padova ha chiuso l'inchiesta sul tragico incidente avvenuto alle Acciaierie Venete di Corso Francia il 13 maggio dello scorso anno, quando una siviera carica di acciaio incandescente cadde a terra investendo con una bomba di calore quattro operai. Due di questi, Sergiu Todita e Marian Bratu, di 40 e 43 anni, morirono in seguito alle ustioni; i due superstiti impiegarono mesi per riprendersi. Sei gli indagati, tre le aziende amministrativamente responsabili. Nei guai i padovani Alessandro Banzato e Giorgio Zuccaro, presidente e direttore dello stabilimento di Acciaierie Venete, i friulani Dario Fabbro, presidente della Danieli centro Cranes spa, Giampietro Benedetti e Giacomo Mareschi Danieli quali rispettivamente presidente e amministratore delegato di Danieli  & C. officine meccaniche. Tutti sono indagati per omicidio colposo e lesioni, indagato solo per lesioni il milanese Vito Nicola Plasmati, titolare della Hayama Teac Service, ditta subappaltatrice di alcuni lavori interni ad Acciaierie, di cui sono dipendenti i due sopravvissuti all'incidente. Tre le aziende considerate amministrativamente responsabili dell'accaduto per la violazione delle norme per la tutela della salute e della sicurezza in ambiente di lavoro: la Acciaierie Venete spa, la Danieli & C. officine meccaniche  S.p.a. e la Danieli Centro Cranes. Secondo il pm che ha condotto le indagini i reati sarebbero stati commessi a loro vantaggio "vista la necessità di contenere costi produttivi, lo scopo di accelerare i tempi e i ritmi di lavoro con il fine di aumentare la produttività (…)”.

Secondo gli inquirenti la Danieli &amp, C. officine meccaniche spa e Danieli Centro Cranes sarebbero responsabili sia dell’inadeguatezza del perno che sosteneva la siviera e che si è spezzato durante una movimentazione causando lo sversamento del materiale incandescente, sia di non aver segnalato nel libretto di manutenzione la necessità di controllare il perno e di fare verifiche per evitarne la rottura. Per l'incidente alle Acciaierie era finito subito sotto accusa il perno cui era agganciata la siviera precipitata al suolo, realizzato e testato dalla Danieli & C. e dalla Danieli Centro Cranes. I dirigenti di Acciaierie, comunque, non avrebbero adottato la normativa vigente sulla distanza di sicurezza dalle siviere, non riferendo al titolare della Hayama Teac di prendere le dovute precauzioni.

A seguito dell'incidente del 13 maggio 2018 due lavoratori persero la vita: Sergio Todita e Marian Bratu morirono rispettivamente dopo alcune settimane e dopo mesi di agonia. Due invece quelli che riuscirono a salvarsi, Simone Vivian e David Di Natale, che uscirono dall’ospedale rispettivamente con 40 e 300 giorni di prognosi.

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