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Open Arms, inizia il processo a Salvini per sequestro di persona. “Impedì sbarco di 147 migranti”

Inizia oggi 23 ottobre il processo nei confronti di Matteo Salvini. Secondo la Procura di Palermo, l’ex ministro dell’Interno deve rispondere di sequestro di persona. Chiamato a testimoniare in aula anche l’attore americano Richard Gere che nel 2019 salì sulla nave per assistere i migranti ancora a bordo.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Nell'estate del 2019 l'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini ha impedito l'ingresso della nave spagnola Open Armsnel porto di Lampedusa. La nave dell'omonima Ong aveva a bordo 147 migranti che per giorni rimasero bloccati sull'imbarcazione prima di poter entrare al porto e ricevere assistenza. La Procura di Palermo ha iscritto Salvini nel registro degli indagati per il reato di sequestro di persona. I migranti sono rimasti a bordo della nave dal 15 al 20 agosto del 2019. Tra le persone in attesa, anche diversi minorenni. Il fatto è aggravato dalla posizione di pubblico ufficiale dell'ex ministro secondo le autorità. Nella giornata di oggi 23 ottobre inizia il processo che vede imputato il leader del Carroccio per sequestro di persona.

L'udienza si svolgerà davanti ai giudici della seconda sezione del Tribunale. Saranno diversi i testimoni eccellenti: il primo sarà Giuseppe Conte, presidente del Consiglio con il governo giallo-verde. Con lui anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, quello delle Infrastrutture Danilo Toninelli e Luciana Lamorgese, attualmente ministra dell'Interno. La difesa sarà sostenuta dall'avvocatessa Giulia Bongiorno che sosterrà in aula che quella riguardante il blocco degli sbarchi fosse la linea non solo dell'ex ministro, ma di tutto il governo Conte. La difesa si avvarrà inoltre della sentenza emessa nel maggio scorso dal gup di Catania Nunzio Sarpietro che ha assolto Salvini da un'accusa analoga per aver bloccato sempre nel 2019 131 migranti sulla nave della Guardia Gregoretti nel porto di Augusta.

La procura di Palermo non intende arretrare nonostante il precedente. "L'ex presidente Conte si è espresso in modo chiaro – ha ribadito il procuratore Francesco Lo Voi davanti al gup Jannelli -. La concessione del porto sicuro era di competenza esclusiva del ministro dell'Interno. E in consiglio dei ministri non sono mai stati discussi singoli casi". "Furono scelte condivise con i ministri della Difesa e dei Trasporti" sostiene invece la difesa di Matteo Salvini. Sono 25 le parti costituite durante l'udienza preliminare: dalla fondazione Open Arms, all'Arci Sicilia fino all'Associazione studi giuridici immigrazione. "Il contratto di governo non parlava di blocco indiscriminato delle navi – ha asserito il procuratore Lo Voi -. L'accusa dunque è sostenibile nei confronti del senatore. Non lo diciamo noi, ma il Comitato Onu per i diritti umani che il 29 gennaio scorso ha condannato il nostro Paese per aver soccorso in ritardo un'imbarcazione che neppure si trovava all'interno delle nostre acque territoriali".

La storia dell'Open Arms

Il primo agosto del 2019, la Open Arms aveva salvato 55 persone in acque libiche. Appena effettuato il salvataggio è partita una comunicazione alle autorità governative libiche e ai centri di coordinamento italiano e maltese. Il ministro dell'Interno proprio quel giorno ha interdetto l'ingresso, transito e la sosta nel mare territoriale nazionale alle imbarcazioni. Nella notte del 2 agosto, Open Arms ha soccorso altre 69 persone chiedendo di nuovo di sbarcare alla Spagna (paese di bandiera della nave). La Spagna ha invitato l'imbarcazione a mettersi in contatto con Malta che però ha rifiutato il coordinamento delle operazioni. La sera del 2 agosto la Open Arms chiede all'Italia il porto sicuro per i 123 migranti a bordo. In attesa di una risposta, l'imbarcazione resta in acque internazionali. L'Italia non risponde alla richiesta e il comandante torna a chiedere di sbarcare a Malta, al nostro Paese e alla Spagna rimarcando il progressivo deterioramento delle condizioni igienico-sanitarie a bordo.

Il 9 agosto l'imbarcazione salva altre 39 persone caricate a bordo. Il salvataggio avviene nei pressi di Malta e le autorità si dichiarano pronte ad accogliere solo i 39 migranti appena soccorsi. Il comandante della Open Arms rifiuta per via di possibili disordini che la scelta di trasferire soltanto un gruppo avrebbe potuto provocare a bordo. La nave dunque resta in acque internazionali, a sud-ovest di Lampedusa, in attesa dell'assegnazione di un porto sicuro. nel frattempo due donne incinta sono state portate via dal personale dell'Ufficio circondariale marittimo siciliano perché bisognose di assistenza. Altri 13 migranti vengono sbarcati nei giorni seguenti perché bisognosi di ulteriore assistenza medica.

Il 12 agosto il comandante della Open Arms invia all'ambasciata spagnola a Malta la richiesta di intervento per i minori non accompagnati. La richiesta viene ignorata mentre il 13 agosto la condizione del mare peggiora: la nave chiede di ripararsi nei pressi di Malta che però rifiuta. Il 14 viene chiesto di nuovo a Malta di permettere lo sbarco di tutti i migranti. Nel frattempo, l'ufficio legale di Open Arms fa ricorso al Tar Lazio nell'ultimo tentativo disperato di avere un porto sicuro. L'istanza viene accolta e viene revocato il divieto di ingresso. Lo stesso giorno l'Ufficio di Gabinetto del ministero dell'Interno ha predisposto un decreto interdittivo per la Open Arms. Il ministro della Difesa si rifiuta di controfirmarlo e dunque non viene emanato.

Il 14 agosto, Open Arms chiede di nuovo all'Italia un porto sicuro. Alle 23.18 dello stesso giorno il comandante comunica alla Guaria costiera che si sta dirigendo verso Lampedusa per trovare riparo dal maltempo e salvaguardare la salute delle persone a bordo in stato critico. La nave può avvicinarsi ma non può fermare al porto. Il 15 agosto scatta un sopralluogo di Capitaneria di porta, Guardia di finanza e Cisom a bordo. Nel verbale viene tenuto conto delle condizioni igienico sanitarie assai precarie e di diverse patologie a carico dei migranti a bordo. Nove vengono portati via per l'urgenza di cure. All1 12.09 un'altra richiesta di porto sicuro viene rifiutata.

Richard Gere chiamato come testimone

Anche l'attore americano Richard Gere testimonierà sulla vicenda. Nell'estate del 2019 era stato uno dei volti noti interessato alle sorti dei migranti. Era saluto sulla nave della Ong spagnola per prestare soccorso. "Portali in America Richard, nella tua villa" aveva detto all'epoca Matteo Salvini rivolgendosi all'attore. "I politici invece di aiutare queste persone le demonizzano. Questo deve finire" aveva invece risposto la star davanti alla stampa estera a Lampedusa. La richiesta di deposizione dell'attore americano è stata formalizzata a inizio udienza dal legale di parte civile della Ong Open Arms.

Il fondatore della Ong sul processo: "Aiutare è un dovere di capitani e di tutti gli Stati"

"Essere qui oggi vuol dire che ci aspettiamo di ottenere giustizia. Salvare le persone non è un delitto, è un obbligo dei capitani e di tutti gli Stati – ha detto Oscar Camps, fondatore e direttore della Ong spagnola Open Arms -. Agevolare l'individuazione di un porto sicuro, indipendentemente dalla situazione amministrativa di uno Stato e dagli accordi, non ha nulla a che vedere con la situazione politica. Si tratta di aiuti umanitari".

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