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Omicidio del giornalista Rostagno: “Il delitto fu deciso da Francesco Messina Denaro”

Fu Francesco Messina Denaro a dare l’incarico a Vincenzo Virga di eseguire l’omicidio di Mauro Rostagno, il giornalista ucciso il 6 settembre 1988 a Valderice, in provincia di Trapani per il suo impegno contro la mafia in Sicilia. A riferirlo sarebbe stato lo stesso boss al collaboratore di giustizia Vincenzo Sinacori, così come riportato nelle motivazioni della sentenza della Cassazione dello scorso novembre che ha confermato l’ergastolo per il boss Vincenzo Virga, accusato di essere il mandante dell’uccisione di Rostagno, su input proprio di Messina Denaro.
A cura di Chiara Ammendola
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Fu Francesco Messina Denaro a dare l'incarico a Vincenzo Virga di eseguire l'omicidio di Mauro Rostagno, il giornalista ucciso il 6 settembre 1988 a Valderice, in provincia di Trapani. Almeno secondo quanto riferito dallo stesso boss al collaboratore di giustizia Vincenzo Sinacori e riportato nelle motivazioni della sentenza della Cassazione dello scorso novembre che ha confermato l'ergastolo per il boss Vincenzo Virga, accusato di essere il mandante dell'uccisione di Rostagno, su input proprio di Messina Denaro.

"Francesco Messina Denaro disse di aver dato incarico a Vincenzo Virga di eseguire l'omicidio di Mauro Rostagno" e questo "particolare" riferito, tra gli altri, dal collaboratore di giustizia Vincenzo Sinacori, "non è per nulla incompatibile con la ricostruzione di come operassero gli organi di vertice di ‘cosa nostra' nella deliberazione di omicidi eccellenti", scrive la Cassazione. Per i supremi giudici il coinvolgimento di Virga si desume "nell'assenza, successivamente alla commissione dell’omicidio, di turbamenti sul territorio controllato dal mandamento di Trapani, con la prosecuzione stabile della direzione di Virga che ebbe modo di programmare altri importanti omicidi, dimostrazione logicamente inequivoca della piena adesione all’omicidio di Mauro Rostagno".

Indicativo in tal senso il fatto che "in riferimento a tutti gli omicidi di matrice mafiosa commessi su quel territorio, gli accertamenti penali non hanno mai condotto alla individuazione del mandante in soggetti diversi da Vincenzo Virga". Il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia che ha scritto il verdetto ha ricordato "il forte impegno antimafia di Rostagno quale giornalista di inchiesta presso l’emittente televisiva trapanese Radio Tele Cinema, la cui attività poneva in crisi il potere criminale imperante in quel territorio, che faceva capo al rappresentante della provincia Francesco Messina Denaro", padre del superlatitante Matteo, e "ai capi-mandamento di Trapani e Mazara del Vallo, rispettivamente Vincenzo Virga e Francesco Messina" detto "Mastro Ciccio".

Era il 26 settembre 1988 quando fu ucciso Mauro Rostagno. Tra i fondatori di Lotta Continua, era quasi arrivato a Lenzi, nelle campagne di Valderice, dove aveva sede la comunità Saman per tossicodipendenti e dove abitava. Accanto a lui c’era una giovane, Monica Serra, un’ospite della comunità, che faceva parte della squadra di giovani cronisti che Rostagno aveva messo in piedi per la tv locale Rtc. I sicari lo stavano aspettando in un punto buio della strada di campagna. All’improvviso fu colpito da decine di colpi, ma riuscì fare rannicchiare la donna e a salvarla. Rostagno, non appena si trasferì a Trapani iniziò a collaborare con Rtc, di cui divenne il principale animatore, discutendo di mafia e malaffare. Un'attività questa che gli costò la vita. Vincenzo Sinacori, fino agli anni '90 capo della famiglia di Mazara del Vallo, disse: "Rostagno è morto per le sue trasmissioni televisive, non perdeva occasione di attaccare Cosa nostra".

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