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Nucleare, acqua contaminata direttamente in mare: sequestrato impianto in Basilicata

I pm hanno disposto il sequestro immediato delle vasche di raccolta delle acque di falda e della condotta di scarico dall’impianto nucleare Itrec di Rotondella con l’accusa di inquinamento ambientale e smaltimento illecito e traffico illecito di rifiuti.
A cura di Antonio Palma
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Con un provvedimento d'urgenza dettato dal pericolo immediato per le acque, nelle scorse ore la Procura della Repubblica di Potenza ha fatto eseguire il sequestro di tre vasche di raccolta delle acque di falda e della condotta di scarico dall’impianto nucleare Itrec di Rotondella, in provincia di Matera, dove in passato venivamo stoccati e trattati i combustibili nucleari usati in altri impianti. Il provvedimento dei pm si è reso necessario dopo la scoperta che l'acqua contaminata “non veniva in alcun modo trattata” ma, attraverso una condotta, “dopo aver percorso alcuni chilometri, si immetteva direttamente nel mare Jonio". Un evidente pericolo per la salute umana e l'integrità dell'ambiente che ha spinto gli inquirenti ad adottare un provvedimento immediato seguito nella mattinata di venerdì dai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico.

I reati ipotizzati nell’inchiesta sono inquinamento ambientale, falsità ideologica, smaltimento illecito di rifiuti e traffico illecito di rifiuti. L'inchiesta, coordinata del procuratore distrettuale Francesco Curcio, è partita lo scorso anno da parte della Procura di Matera a seguito dell'accertamento del grave stato di inquinamento ambientale causato da sostanze chimiche pericolose (cromo esavalente e tricloroetilene) che sono state rilevate nella falda acquifera sottostante il sito Enea/Sogin. Tutte sostanze utilizzate per il trattamento delle barre di uranio/torio collocate nel sito Itrec, adibito proprio per il trattamento e la riclassificazione di barre di combustibile nucleare.

Il fascicolo poi è passato per competenza alla Procura distrettuale del capoluogo lucano secondo la quale le acque contaminate da sostanze chimiche cancerogene, che dovevano essere poi trattate prima di essere smaltite, venivano sversate senza alcun filtro in mare mediante condutture sotterranee, dopo aver attraversato alcuni chilometri che separano lo stabilimento dalla costa. Nell'ambito dell'inchiesta, sono almeno cinque le persone indagate: referenti dei procedimenti di controllo e smaltimento delle acque.  L'operazione di sequestro non impedirà  lo smantellamento del sito che è già in atto. Il provvedimento della magistratura  però obbligherà i responsabili dei siti – sotto la diretta vigilanza della Procura della Repubblica di Potenza – "ad adottare le indispensabili misure a tutela dell'ambiente e della salute pubbliche che fino ad oggi non erano state prese".

Nessuna anomalia all’impianto Itrec Rotondella

“Con riferimento alle acque di falda, in ottemperanza alle prescrizioni contenute nella VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) del 24/03/2011, Sogin- continua il comunicato- ha realizzato una estesa rete di monitoraggio ambientale convenzionale, che si e’ andata ad affiancare a quella relativa ai parametri radiologici attiva fin dall’avvio dell’esercizio dell’impianto”. “Nel 2015 le analisi di laboratorio sui campioni d’acqua di falda hanno evidenziato in alcuni punti il superamento delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC) per alcuni parametri chimici, non radiologici (trielina, cromo esavalente, ferro, idrocarburi totali), rispetto ai valori massimi consentiti dalla normativa vigente. Il 4 giugno 2015- ribadisce la nota- Sogin, appena ricevuti i certificati di laboratorio relativi alla campagna di monitoraggio, ha immediatamente attivato le procedure previste dalla normativa (D.Lgs. 152/06 e ss.mm.ii) notificando, assieme ad Enea, agli Enti preposti (Prefettura di Matera, Regione Basilicata, ARPA Basilicata, Provincia di Matera e Comune di Rotondella) quanto riscontrato. A seguito di tale denuncia, Sogin ha fornito tutto il supporto necessario, procedendo al piano di caratterizzazione finalizzato all’effettuazione dell’analisi di rischio. Quest’ultima, approvata il 10 aprile 2018 dalla Conferenza di Servizi e in attesa dell’ultimo parere dell’Ente provinciale, ha individuato come probabile fonte primaria di contaminazione una sorgente esterna al perimetro delle attivita’ di Sogin. Si e’ in attesa delle determinazioni per procedere all’avvio delle attivita’ di bonifica”.

“Fin dal 2015, sia nell’ambito della Conferenza di Servizi che in occasione degli incontri istituzionali sul territorio, Sogin- conclude la nota- ha costantemente manifestato la piena disponibilita’ ad adempiere a tutte le prescrizioni impartite dagli Enti competenti. Sogin, istituzionalmente impegnata nel garantire la sicurezza dei lavoratori, delle popolazioni e dell’ambiente, confermando piena fiducia e collaborazione con l’Autorita’ giudiziaria, ribadisce che: non si e’ verificata alcuna anomalia legata alla radioattivita’; gli scarichi delle acque sono effettuati in conformita’ con la formula di scarico; e non vi e’ alcun pericolo per i lavoratori, la popolazione e l’ambiente”.

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