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“Non avevo scelta, non dimentico la scena”, il dolore del 53enne che ha ucciso il vicino sulla ruspa

Momenti di terrore quelli raccontati dall’artigiano che resta accusato di omicidio volontario del vicino e impresario edile Gezim Dodoli. “Gli urlavo di andare via ma non si fermava, neppure per un attimo ho pensato di essere colpevole” ha dichiarato Sandro Mugnai.
A cura di Antonio Palma
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“Non riesco a dimenticare quella scena, piango il mio vicino ma non avevo scelta”, è un uomo segnato da quanto accaduto il 53enne Sandro Mugnai, il fabbro che ha sparato e ucciso il 59enne Gezim Dodoli che gli stava distruggendo la casa ad Arezzo.

Liberato dal Gip dopo quattro giorni di carcere, Mugnai ribadisce di aver sparato col suo fucile da caccia per difendere i familiari che in quel momento si trovavano in casa con lui.

“In carcere è stata una esperienza terribile. Ma neppure per un attimo ho pensato di essere colpevole” ha dichiarato l’uomo al Corriere della Sera, raccontando la sua versione dei fatti, che parla di spari di avvertimento, e negando precedenti diverbi con la vittima che potessero far sospettare quanto accaduto.

La famiglia di Mugnai quella la sera tra il 5 e il 6 gennaio scorsi si era ritrovata a tavola con altri parenti. “Eravamo in sette a tavola per festeggiare l’Epifania, la notte dei regali. Tutti allegri, tutti felici. A un certo punto sentiamo un frastuono in giardino. Mio fratello si è affacciato alla finestra e si è messo a urlare ‘C’è un pazzo che con la ruspa sta distruggendo le nostre auto’, ha cercato di uscire per fermarlo ma lui ha tentato di schiacciarlo e con la benna ha danneggiato la porta d’ingresso” ha raccontato il 53enne

Momenti di terrore quelli raccontati dall’artigiano che resta accusato di omicidio volontario del vicino e impresario edile Gezim Dodoli. “Gli urlavo di andare via ma non si fermava. È stato un vero incubo. La casa tremava. Tutti gridavano terrorizzati. Ho preso il fucile da caccia e ho sparato il primo colpo di avvertimento a terra, ma lui non si è fermato. Gli infissi della casa si muovevano, cadevano calcinacci. I miei familiari gridavano disperati. Ho sparato ancora” ha ricostruito.

Un racconto confermato anche dagli altri famigliari presenti tra cui il figlio 26enne. "Ha iniziato ad accatastare le nostre auto una sull’altra con la ruspa, sentivamo il rumore del metallo mentre cenavamo: quando gli abbiamo gridato di fermarsi si è invece accanito sulla finestra della stanza dove ci eravamo affacciati. Abbiamo tentato di scappare ma con la benna ha danneggiato anche la porta d’ingresso al piano terra, impedendoci la fuga. Tremava tutto, avevamo paura, a quel punto mio padre ha iniziato a dirgli di fermarsi e poi ha iniziato a sparare" ha raccontato il ragazzo.

L'abitazione colpita dalla ruspa per ora resta inagibile così come hanno stabilito i vigili del fuoco in attesa di ulteriori verifiche statiche anche se per il gip  Mugnai ha sparato per difendere la famiglia e non la proprietà.

Sui motivi del terribile gesto del vicino Mugnai non sa darsi una spiegazione: “C’era stato un litigio un mese fa con mia madre perché lui suonava la batteria alle 2 di notte. Nient’altro. Io continuavo a salutarlo”.

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