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Napoli, cozze allevate vicino alle fogne: sequestrate 300 tonnellate (VIDEO)

Le indagini che hanno portato al sequestro hanno accertato che le cozze crescevano in aree vicine a fonti di inquinamento diventando così dannose per la salute. I due impianti a Nisida e a ridosso di Castel dell’Ovo.
A cura di Susanna Picone
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La Capitaneria di porto di Napoli, su richiesta della procura, ha sequestrato due impianti di allevamento di mitili situati nelle acque del lungomare partenopeo e trecento tonnellate di pescato. Il provvedimento riguarda coltivazioni in località Punta Cavallo a Nisida e a ridosso di Castel dell’Ovo: le indagini che hanno portato al sequestro hanno accertato che le cozze venivano allevate in aree vicine a fonti di inquinamento diventando in questo modo dannose per la salute dei consumatori. In uno dei due casi è stato accertato che le cozze venivano allevate a una distanza inferiore ai 500 metri dagli scarichi fognari di Posillipo e da quelli del carcere minorile di Nisida. Nel secondo caso, nei due specchi d’acqua dati in concessione, la coltivazione delle cozze era troppo vicina agli scarichi di via Partenope e di via Santa Lucia.

Trecento tonnellate di alimenti pericolosi – Per l’allevamento a ridosso di Castel dell’Ovo è stata contestata anche l’occupazione abusiva di quasi 23mila metri quadri di spazio demaniale marino. Le indagini che hanno portato al sequestro delle 300 tonnellate di cozze sono durate circa un anno e hanno consentito di accertare che negli specchi d’acqua sequestrati c’era una elevata concentrazione di germi patogeni che rendevano i molluschi pericolosi per la salute. Inoltre dalle analisi di campioni di acqua è emersa anche un’alta presenza di piombo e di rame, estramente nocivi e dannosi per l’essere umano e per l’ecosistema marino.

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