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Morti per le esalazioni del mosto a Paola, le 4 vittime decedute una dopo l’altra per aiutarsi

Morti uno dopo l’altro intossicati dalle esalazioni del mosto d’uva dopo essersi accorti che uno di loro era in difficoltà ed era svenuto nel locale per la preparazione del vino. Così sono morti le quattro vittime della terribile tragedia avvenuta ieri a Paola: Santino e Massimo Carnevale, padre e figlio di 70 e 40 anni, e i fratelli Valerio e Giacomo Scofano.
A cura di Antonio Palma
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Valerio Scofano e Santino e Massimo Carnevale
Valerio Scofano e Santino e Massimo Carnevale

Sono morti uno dopo l’altro intossicati dalle esalazioni del mosto d’uva dopo essersi accorti che uno di loro era in difficoltà ed era svenuto nel locale per la preparazione del vino. Così sono morti le quattro vittime della terribile tragedia avvenuta ieri a Paola, in provincia di Cosenza. Secondo quanto ricostruito finora, le quattro vittime più una donna rimasta intossicata appartenevano a due nuclei familiari che si davano una mano a vicenda per preparare il vino e si trovavano nei pressi del magazzino adibito alla fermentazione del mosto in località Carusi della frazione San Miceli quando è avvenuta la tragedia. Si tratta di Santino e Massimo Carnevale, padre e figlio di 70 e 40 anni e dei fratelli Valerio e Giacomo Scofano, di 40 e 70 anni, cognati di Santino Carnevale.

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Il primo a sentirtisi male sarebbe stato proprio Santino, un passato da emigrante in Svizzera come carpentiere prima di ritornare in Calabria, a Fuscaldo, per godersi la pensione e dedicarsi alla terra e all’agricoltura. L’uomo pare stesse travasando il mosto da una vasca posta sotto il livello stradale in alcune botti quando si è sentito male ed è caduto a terra. A questo punto gli altri che si trovavano nei pressi sono corsi all’interno per soccorrerlo ma uno dietro l’altro sono crollati, anche loro colpiti dalle esalazioni trovando la morte.

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Assieme a Santino sono crollati senza sensi il figlio Massimo, anche lui ex emigrante tornato in Calabria per gravi motivi di salute, l’amico settantenne Giacomo Scofano, anche lui pensionato dopo una vita come infermerie professionale in una clinica della zona, e infine il fratello di quest’ultimo Valerio, operaio che non doveva trovarsi in quel magazzino perché era agli arresti domiciliari per una storia di stalking. "Il locale in cui le quattro vittime stavano preparando il vino non era sufficientemente arieggiato" ha dichiarato il Procuratore di Paola ma una ricostruzione più precisa di quanto accaduto potrebbe arrivare dalla testimonianza dell'unica a sopravvissuta la tragedia

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