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Modena, padre insulta l’arbitro di colore: i ragazzi “squalificano” i genitori

Nel Modenese si è giocato a porte chiuse dopo le offese razziste a un giovane arbitro che aveva dato un rigore alla squadra ospite. La società del San Paolo: “Volevamo dare un segnale”. Sono stati gli stessi ragazzini a spiegate ai propri famigliari che “le persone di colore, siano esse compagni di squadra o arbitri o chiunque altro, fanno parte della nostra vita di tutti i giorni”.
A cura di Biagio Chiariello
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Genitori ‘squalificati’ dalle tribune per una partita dopo un episodio di razzismo. È successo sui campi di calcio modenesi, protagonisti gli Allievi 2003 del San Paolo, nel Modenese. La decisione, condivisa dalla società con i giovani calciatori, è maturata dopo le offese rivolte a un arbitro di colore. Come racconta la Gazzetta di Modena, al termine della partita contro i pari età del Real Maranello, giocata al campo Mazzoni due settimane fa, il direttore di gara ha dato un rigore agli ospiti, che così hanno potuto realizzare il gol decisivo per battere i padroni di casa. Dagli spalti sono partiti gli insulti, anche abbastanza pesanti, contro l’arbitro. In particolare un genitore ha apostrofato il giovane di colore con un insulto razziale. La società, dopo averne parlato coi calciatori, si è inventata la `giornata di squalifica´ al pubblico: gara successiva a porte chiuse per impartire una lezione.

“Ero al campo quel giorno – spiega Sofian Farid, direttore sportivo del San Paolo – ma mi trovavo lontano e non ho sentito l’offesa. Ho solo saputo che si è trattato di una frase a sfondo razziale, per questo ho immediatamente telefonato al presidente Giuseppe Iadarola che si è precipitato al campo. Volevamo parlare con l’arbitro e siamo entrati nello spogliatoio per scusarci in prima persona. Abbiamo trovato una persona intelligente, ma anche dotata di profonda comprensione nei nostri confronti per l’ennesimo atto di ignoranza da parte di un genitore. E quindi ha accettato le nostre scuse”.

Una lezione a ragazzi e genitori

La cosa sarebbe potuta finire lì, ma invece il San Paolo ha voluto prendere molto sul serio la questione. “Non ho lasciato cadere il tutto – prosegue Farid – e, a nome di tutta la società, ho parlato ai ragazzi il martedì successivo, quando si sono trovati per l’allenamento. Ho proposto loro un’idea per dare un segnale: giocare una partita senza tifosi. Ho detto: ‘Sarete voi a dare una giornata di squalifica ai vostri genitori. E spiegate loro che le persone di colore, siano esse compagni di squadra o arbitri o chiunque altro, fanno parte della nostra vita di tutti i giorni: scuola, discoteca o amicizia. Avete 16 anni, ma siete abbastanza maturi da impartire una lezione’”. I giovani calciatori hanno accettato con grande entusiasmo così come i loro genitori. E così sabato scorso gli Allievi del San Paolo hanno giocato senza che nessun papà o nessuna mamma fosse presente al campo. “Ho voluto reagire – prosegue Farid – con una proposta che fosse innovativa. Che fossimo noi, intesi come società e ragazzi, a dare un segnale ai grandi. Purtroppo qualcuno viene al campo a guardare il figlio e sfoga la propria frustrazione e i problemi nell’ambiente sportivo”.

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