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Migranti, 250 persone alla deriva in Sicilia: “Da tre giorni senza cibo e acqua potabile a bordo”

In totale sono più di 700 i migranti recuperati da tre ong in attesa di un porto sicuro in Sicilia. La situazione più drammatica è quella denunciata da Alarm Phone, con un’imbarcazione alla deriva sulla quale ci sarebbero circa 80 bambini.
A cura di Andrea Parrella
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La questione migranti torna ad affacciarsi prepotentemente nel dibattito pubblico in seguito alle vicende delle ultime ore. Al momento sono 765 i migranti recuperati da tre navi ong in attesa di un porto sicuro in Sicilia da dieci giorni. Nello specifico 428 persone si trovano a bordo della Sea Watch 3, 208 sulla SeEye4 e 129 sulla Humanity1. La ong tedesca descrive la situazione affermando che "La flotta civile ha salvato nei giorni scorsi centinaia di persone che altrimenti sarebbero state illegalmente respinte in Libia o annegate".

Inoltre in queste ultime ore, lo riporta Agi, un'altra allerta arriva da Alarm Phone e riguarda un barcone con 250 migranti alla deriva. Sull'imbarcazione, che sarebbe partita dal Libano circa 7 giorni fa e che si trova attualmente priva di carburante e senza cibo e acqua potabile da tre giorni, ci sarebbero 80 bambini. Una bambina di tre mesi, stando a quanto dichiarato da chi ha lanciato l'allarme, sarebbe morta di sete.

Un dramma, quello dei migranti, senza fine. È di ieri l'annuncio di Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, che ha confermato il ritrovamento di corpi privi di vitaa bordo di un'imbarcazione di fortuna ferma in mare da diversi giorni sulla rotta tra Turchia e Malta e soccorsa dalla Guardia Costiera e arrivata il 12 settembre nel porto siciliano di Pozzallo. Si tratta di due bambini piccoli di uno e due anni, di un 12enne e di tre donne, tra cui una anziana (nonna dei bambini).

Durissime le parole dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che ricorda come nel 2022 sono oltre 1.200 le persone che sono morte e risultano disperse nel tentativo di traversare il Mediterraneo e raggiungere l’Europa. “Il soccorso in mare è un imperativo umanitario saldamente radicato nel diritto internazionale”, spiega Cardoletti, ma “allo stesso tempo è necessario fare di più per ampliare i canali sicuri e regolari e crearne di nuovi per fare in modo che le persone in fuga da guerre e persecuzioni possano trovare sicurezza senza mettere ulteriormente a rischio le loro vite”.

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