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Michela Murgia: “Delusa da Burioni, parla di me senza aver visto la mia cartella clinica”

Michela Murgia: “Burioni mi ha delusa molto. Ma come fa un medico serio a dare giudizi, a parlare di me senza aver visto la mia cartella clinica? Non si semina sfiducia tra un paziente e il suo medico”.
A cura di Davide Falcioni
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A dieci giorni dall'intervista al Corriere della Sera in cui ha raccontato che le rimangono solo alcuni mesi di vita a causa di un tumore, Michela Murgia è stata oggi ospite della trasmissione "Quante Storie" di Rai 3 condotta da Giorgio Zanchini. La scrittrice ha raccontato com’è nato, nei mesi più difficili della pandemia, il suo ultimo libro, "Tre ciotole, rituali per un anno di crisi". "Un periodo in cui l’assenza della socialità ci ha costretto ad avere a che fare più con noi stessi che con gli altri. Ho scritto questi 12 racconti ripensando a quell’anno e sapendo che prima o poi tutti gli scrittori faranno i conti con quell’anno cercando di rielaborarlo".

Come era inevitabile, Michela Murgia è tornata a parlare della sua malattia e della serenità con la quale la sta affrontando, stato d'animo che deriva anche dall'approccio adottato dal suo medico, l'oncologo Fabio Calabrò, "a mio parere il migliore che mi potesse capitare". È stato lui a spiegare alla scrittrice che il tumore "non è una cosa che arriva da fuori, è un cambiamento che accade all’interno del nostro corpo: il cancro siamo noi". Per questo è fortemente sbagliato avere nei confronti della malattia un atteggiamento "bellicista". "Non potrei mai svegliarmi la mattina pensando che devo andare in trincea. Non mi alzerei. Devo svegliarmi la mattina pensando che nel mio sistema complesso c'è un errore. Forse lo risolveremo, probabilmente non ce la faremo. Ho avuto una discussione con mia madre, che lo chiama ‘Il maledetto'. Ma così sembra che io sia posseduta da un demone", ha detto Murgia.

La scrittrice non ha lesinato critiche ai medici che, invece, continuano ad adottare un linguaggio bellico, invitando a "combattere, a resistere". "Ma io mi sto curando, non sto combattendo. Non sarò vincitrice se guarirò, né sconfitta se invece non guarirò". Una cosa che ha molto deluso la scrittrice dopo il suo "outing" sul cancro è stato leggere di medici importanti che l’accusavano, magari su Twitter, di avere un atteggiamento rinunciatario: "Burioni per esempio mi ha deluso molto. Ma come fa un medico serio a dare giudizi, a parlare di me senza aver visto la mia cartella clinica? Non si semina sfiducia tra un paziente e il suo medico".

Altro tema affrontato è stato quello della libertà, quella libertà che il suo dottore le ha lasciato nella gestione della malattia: "Io mi sono fidata talmente di lui che non ho mai più googlato la mia malattia su internet. E lui mi ha lasciato totale autonomia dandomi tutti gli elementi per capirla e gestirla. Sono libera di scegliere quanto curarmi, se prendere meno o più medicine, perché nel mio corpo ci sono io. Insomma, ha rispettato completamente la mia volontà".

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