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Mercato nero dell’arte, così la più grande collezione di strumenti antichi stava lasciando l’Italia

Il giallo del tentato trasporto all’estero della più grande collezione privata di strumenti musicali antichi, di proprietà del defunto prof Josè Vazquez, eminenza in questo campo di ricerca. I carabinieri hanno fermato 3 furgoni con l’intera collezione mentre veniva trasportata in Austria. Denunciato un americano (scappato con jet privato) che si proclama erede.
A cura di Salvatore Garzillo
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Il paradosso di questa storia è che la più grande collezione privata di strumenti musicali del mondo stava sparendo in totale silenzio. L’unica melodia che li accompagnava fuori dall’Italia era il rombo del motore dei tre furgoni su cui era stato caricato il tesoretto di oltre 150 beni, tra cui 95 strumenti musicali antichi e preziosi come opere d’arte. Viole, violini, violoncelli, clavicembali, alcuni dei pezzi più raffinati e rari del mondo, prodotti tra il 1550 e il 1780, con un suono unico e un prezzo ancor più esclusivo. Un bottino, potenziale, da oltre 20 milioni di euro, ma è una stima al ribasso.

Diretti in Austria

Alle 10.20 del 27 maggio scorso i carabinieri fermano i tre furgoni lungo la rampa di accesso all’autostrada A23, in località Boscoverde (Udine). I mezzi stanno andando in direzione Tarvisio Nord, verso l’Austria. I militari hanno ricevuto una segnalazione precisa, intervengono prima che i mezzi valichino il confine perché sanno che una volta lasciata l’Italia addio per sempre. 

Durante la perquisizione i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Bologna trovano un patrimonio inestimabile. Troppo lungo l’elenco per riportarlo tutto, ne selezioniamo alcuni per dare la misura del tesoro: 3 contrabbassi realizzati in Austria nel 1750 (tra cui un Jan Uldaricus Erbele e un Johan Georg Thir), 2 viole da gamba del 1700 realizzate da un anonimo milanese e da Gianbattista Grancino, un’altra viola da gamba prodotta in Italia nel 1500, una viola da gamba creata da Thomas Collingwood a Londra nel 1680, un violino Luis Guersan prodotto a Parigi nel 1740, un violone fatto a Milano nel 1700, un violino rosso Hans Krouchdaler Bern del 1600, lo spartito musicale “Romance de Centrilon”, decine di archetti antichi, un saranjii indiano con custodia. Inoltre un vaso cinese antico, 2 dipinti a olio su tela e su tavola del 1600 raffiguranti scene con musicisti.

L'eredità contesa

Quella collezione da sogno apparteneva al defunto prof. Josè Vazquez, personalità di spicco nel mondo musicale, docente all’Università di Vienna e al conservatorio di Winterthur e direttore della Orpheon Foundation, una organizzazione che conserva, restaura ed espone strumenti musicali antichi. La collezione, infatti, era stata ospitata dal 16 giugno 2020 al 10 gennaio 2021 alla mostra “Still Alive” nel Museo di San Colombano di Bologna.

Nel corso della perquisizione i carabinieri hanno trovato un documento di 15 pagine relativo proprio alla mostra, con le dimensioni e il valore economico di ogni strumento. Non solo, c’era un atto notarile in spagnolo “relativo all’accettazione dell’eredità di José Agustin Vazquez Rubal composto da 29 pagine” e firmate alla data del 27 maggio dall’uomo accusato di tentata illecita esportazione di beni culturali: Peter Paul V., cittadino americano nato a Cuba 62 anni fa.

La fuga negli Stati Uniti

Appena ricevuta la notizia del sequestro il 62enne è salito su un aereo privato ed è tornato negli Stati Uniti, da dove gestirà la linea difensiva con i suoi legali di International Lawyers Associates, Valentina Miceli e
Alexandro Maria Tirelli, quest'ultimo abituato a clienti “problematici” come i narcos sudamericani e gli oligarchi russi. Peter Paul V. sostiene di essere il legittimo erede della collezione ma secondo gli investigatori c’è qualcosa che non quadra nella documentazione e prima di consentire il viaggio all’estero del lotto vogliono capire se sia tutto in regola.

Il business record del mercato nero dell'arte

La vicenda del Tarvisio riaccende i riflettori su un mercato criminale che a torto viene sottovalutato e che secondo il generale Roberto Riccardi, a comando della Tutela del patrimonio culturale, nel mondo frutta 6 miliardi di euro all’anno. In Italia, nel 2020, sono stati recuperati “501.174 oggetti, 17.503 dei quali sono pezzi archeologici”, ha spiegato Riccardi. I carabinieri hanno anche individuato 1.547 opere false di arte contemporanea che sul mercato avevano generato 500 milioni di euro.

La cartina dei furti coinvolge tutta l’Italia, nessuna zona è totalmente al riparo, le regioni del sud sono quelle maggiormente depredate dai ladri di reperti archeologici mentre al centro e nord si concentra il mercato nero dell’arte moderna. Una emorragia continua di valore storico ed economico, che i carabinieri riescono ad arginare con fatica nonostante il grande impegno e l’aiuto tecnico. Il Nucleo del TPC è stato fondato nel 1969 e da allora ha recuperato 3 milioni e mezzo di opere. Ma nella banca dati ci sono ancora un milione e 300mila opere da ricercare.

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