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Medici aggrediti dopo la morte di una 23enne, la sorella sui social: “Non siamo pazzi, l’hanno uccisa”

La sorella della 23enne deceduta durante un’operazione a Foggia ha raccontato sui social network la sua versione dei fatti relativi all’aggressione a un’equipe medica verificatasi il 4 settembre dopo il decesso della giovane. “Ci dissero: ‘Sono cose che capitano’. Sembra che siamo pazzi, ma loro l’hanno uccisa”.
A cura di Gabriella Mazzeo
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"Sono riuscita ad entrare dopo ore di attesa durante le quali avevamo chiesto a tutti di darci notizie di Natasha. Nessun medico mi diceva dove fosse mia sorella, a sangue freddo ho chiesto se fosse morta. Un dottore ha fatto un cenno, poi non ho capito più nulla, ho messo le mani addosso a chiunque". A parlare è la sorella di Natasha, la 23enne di Foggia morta al Policlinico Riuniti di Foggia durante un'operazione chirurgica. La morte della giovane ha scatenato la rabbia dei familiari che hanno aggredito alcuni medici. La sorella della 23enne ha ricostruito i fatti, spiegando la versione della famiglia. "Ci stiamo giustificando e neppure dovremmo – scrive sui social la 23enne -. Lo facciamo solo perché le persone devono sapere la verità: Natasha è stata uccisa dai medici e questo è l'inizio di un incubo che non finirà più".

Secondo quanto scrive la sorella della giovane sul suo profilo Facebook, la 23enne è stata operata presso l'ospedale di Foggia il 4 settembre, anche se i medici dell'ospedale avevano programmato il trasferimento presso una struttura di Roma per il 13 settembre. Secondo la sorella della vittima, i medici avrebbero "paventato ottime condizioni di salute" dopo l'incidente, il coma e le diverse operazioni subìte, tra le quali una tracheotomia.

"Dicevano che il 12 l'avrebbero dimessa, che dovevamo provvedere noi al trasporto all'ospedale di Roma dove sarebbe stata operata di nuovo perché loro non erano competenti in quel tipo di operazioni – scrive ancora la ragazza -. A un certo punto ci hanno perfino detto che ‘ci avrebbero fatto il piacere di tenerla in ospedale fino al 13' ma che poi avremmo dovuto trovare noi un'ambulanza che poteva trasportarla e un medico disponibile. Io chiesi perché non potevano disporre loro il trasferimento e perché avrei dovuto trovare un medico che non conosceva la situazione di mia sorella".

Secondo la sorella della 23enne, il 4 settembre la situazione è completamente cambiata. "La nostra Natasha è entrata in sala operatoria alle 17.45, noi aspettavamo di vederla. Alle 19 due dottori dicono che hanno bisogno di parlare con un familiare stretto – scrive la giovane -. Entro io. Un medico inizia a parlarmi con strafottenza, mi dice che la situazione è grave. ‘Sono cose che capitano', ci dice. Poi aggiunge: ‘Ora dobbiamo tornare dentro, la ragazza perde sangue'. Nata perdeva sangue e loro erano lì a parlare con noi".

"Abbiamo atteso per ore, ripetevamo la stessa frase a tutti: ‘Per favore, ci fate sapere qualcosa?'. Alle 22.30 arrivano dieci pattuglie della Polizia, noi non sapevamo neppure il perché. Un medico ha aperto la porta, riesco a passare e chiedo di mia sorella. A sangue freddo ho chiesto se fosse morta e lui mi ha fatto un cenno. Non ho capito più niente. La mia famiglia ha fatto la guerra peggio di Gomorra, perché mia sorella é stata uccisa da loro. Dovevano trasferirla con urgenza, visto che era grave. Dovevano farlo, visto che ci avevano già detto di non essere competenti su questi interventi".

Per la famiglia della 23enne, quindi, si sarebbe trattato di un caso di malasanità. Sulla vicenda è stata aperta un'inchiesta mentre 3 medici sono rimasti feriti in seguito all'aggressione.

"Mille sono le domande che ci poniamo – prosegue la ragazza sui social -. Perché non hanno messo un elisoccorso? Perché l’hanno fatto (l'intervento, ndr) sapendo che non erano capaci? Non mi darà pace nemmeno avere la certezza dopo le indagini che sono stati loro a sbagliare. Sembra che siamo pazzi, delle bestie. Noi in questa situazione ci troviamo a dare anche spiegazioni. Lo facciamo solo perché tutti devono sapere la verità".

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