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Maturità negata a Nina, la lettera dei docenti: “Programma di studi era su misura per lei”

La risposta dei docenti del Liceo Sabin di Bologna dopo le critiche per aver “negato” a Nina Sorrentino, ragazza Down di 19 anni, la possibilità di svolgere l’esame di Maturità: “In gioco c’è una prospettiva, un progetto di vita da immaginare e costruire”.
A cura di Ida Artiaco
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"Il Consiglio di Classe non ha negato l’Esame di Maturità alla studentessa, ma le ha prospettato di concludere insieme ai compagni di classe il proprio percorso scolastico, conseguendo un Attestato di Credito Formativo, che non solo non preclude la possibilità di accedere al mondo del lavoro, ma favorisce l’inclusione degli alunni con disabilità in percorsi di collocamento mirato".

Così il Collegio Docenti del Liceo Sabin di Bologna ha commentato la notizia, che aveva fatto il giro di tutta Italia, secondo cui la scuola ha negato la possibilità a Nina Sorrentino, ragazza Down di 19 anni, di sostenere l'Esame di Stato, in programma dal prossimo 21 giugno, perché per lei "sarebbe stato troppo stressante", secondo quanto denunciato dai genitori.

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A distanza di qualche settimana, i professori di Nina hanno deciso di rispondere alle critiche attraverso una nota scritta e firmata da tutto il Consiglio dei Docenti. "Avendo supportato al meglio delle nostre possibilità il suo percorso negli ultimi cinque anni, noi docenti avremmo voluto, fin dal primo momento, rispondere a queste critiche rendendo trasparenti le ragioni del nostro operato. È evidente, tuttavia, che il nostro dovere resta quello di rispettare la privacy della studentessa, evitando riferimenti alla sua specifica situazione", si legge all'inizio del documento.

Secondo i docenti, "non si tratta di una questione meramente burocratica, in gioco c’è una prospettiva, un progetto di vita da immaginare e costruire".

Infine, concludono, "il modello che ci guida si fonda su una precisa idea di scuola inclusiva, che spinge a scegliere percorsi didattici ed educativi basati sui bisogni e sulle inclinazioni dei singoli studenti e che solo in quanto tali possono essere davvero formativi. L'idea secondo la quale dobbiamo raggiungere tutti gli stessi obiettivi non conduce a una società equa, ma a una società performativa, che appiattisce e omologa su un'idea sbagliata di successo, anziché impegnarsi al fine di trasformare realmente in risorse le specificità, e indurre il sistema sociale ad essere effettivamente più inclusivo".

Il liceo Sabin non aveva ritenuto di assecondare la richiesta di Nina di svolgere la Maturità insieme ai compagni, così l'unica possibilità per i genitori per far tentare alla ragazza l'esame il prossimo anno è stato ritirarla dalla scuola. Altrimenti avrebbe dovuto ricominciare daccapo, a settembre, dalla prima superiore. "Vogliamo trovare delle soluzioni – avevano detto a Fanpage.it Alessandro e Francesca, papà e mamma della giovane -. Un’eventuale bocciatura non sarebbe stata una sconfitta ma una prova di ripetere, come tante ce ne saranno da adesso in poi".

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