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Matteo Messina Denaro nascosto in Veneto, le rivelazioni del pentito: “In cantina a Salgareda”

Le rivelazioni di un collaboratore di giustizia alla Procura di Venezia nell’ambito dell’inchiesta sull’infiltrazione della camorra casalese ad Eraclea, nel Veneziano. Matteo Messina Denaro sarebbe stato ospite del clan camorristico in provincia di Treviso per alcuni giorni, rintanato in un cantina di un edificio a Salgareda.
A cura di Antonio Palma
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Il ricercato numero un Italia, il boss mafioso Matteo Messina Denaro, potrebbe essersi nascosto per diversi giorni in Veneto, all'interno di un'abitazione di Salgareda, piccolo comune in provincia di Treviso. La clamorosa rivelazione arriva da un collaboratore di giustizia, Emanuele Merenda, anche lui originario della Sicilia ma sopratutto membro di una organizzazione criminale di stampo mafioso in Veneto portata a galla e smantellata dall'inchiesta sull'infiltrazione della camorra casalese ad Eraclea, nel Veneziano. Secondo il pentito di mafia, il boss dei boss si sarebbe rintanato in una cantina di un "edificio di colore giallo", ospite di Vincenzo Centineo, pure lui siciliano, essendo originario di Gangi, e finito agli arresti  nel febbraio scorso sempre nell'ambito dell'inchiesta sui Casalesi di Eraclea. Per la precisione, Messina Denaro sarebbe stato ospitato per alcuni giorni in uno stabile di Campo di Pietra, frazione a pochi chilometri da Salgareda,

"Centineo mi ha anche detto che ha ospitato Matteo Messina Denaro per quattro o cinque giorni a Campodipietra. La facciata è di colore giallo" ha raccontato Merenda agli inquirenti, come si legge nelle carte dell'inchiesta della Procura Veneziana. La rivelazione è arrivata a sorpresa mentre i pm stavano ascoltando il collaboratore di giustizia  in merito alla figura di uno dei soggetti principali coinvolti nell’inchiesta sulle infiltrazioni camorristiche in Veneto, Vincenzo Centineo. Proprio per inquadrare la figura e il ruolo di Centineo, Emanuele Merenda ha fatto riferimento alla notizia della presenza di Messina Denaro sul territorio.

Sempre secondo il pentito, Centineo era in stretto contatto con Luciano Donadio, il presunto boss dei casalesi in Veneto. Da qui la presenza di Messina Denaro in zona. Le parole del testimone sono ora al vaglio degli inquirenti che cercano di trovare altri indizi per suffragare la sua testimonianza che però è ritenuta attendibile visto che le sue precedenti rivelazioni hanno portato prove ulteriori alla Procura di Venezia sulla presenza dei casalesi in Veneto.

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