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Mafia, 24 arresti a Bari: omicidi e stese come in Gomorra

Ventiquattro esponenti dei clan Parisi – Palermiti e del gruppo Busco di Japigia sono stati arrestati questa mattina all’alba durante un’operazione condotta dalla polizia di Bari: gli individui finiti in manette sono accusati, a vario titolo, di due omicidi, traffico di armi e droga, rapina ed estorsione.
A cura di Davide Falcioni
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Ventiquattro esponenti dei clan Parisi – Palermiti e del gruppo Busco di Japigia sono stati arrestati questa mattina all'alba durante un'operazione condotta dalla polizia di Bari: gli individui finiti in manette sono accusati, a vario titolo, di due omicidi, traffico di armi e droga, rapina ed estorsione. Le indagini sono partite da alcuni delitto commessi all'inizio del 2017 nel quartiere Japigia di Bari, roccaforte del clan Parisi-Palermiti: in particolare l'omicidio  di Francesco Barbieri, "U'Varvir", 40enne freddato a pochi metri dal Liceo Scientifico Salvemini, a cui seguì quello di Giuseppe Gelao, 39 anni, circostanza in cui rimase ferito anche Antonino Palermiti, nipote di Eugenio detto "U'nonn", esponente di spicco del clan Parisi.

L'inchiesta ha dimostrato che si trattava di una serie di azioni e risposte all'interno dei clan Parisi e Palermiti, sfociate in una serie di violenze che hanno portato il gruppo capitanato da Antonio Busco a spostarsi da Japigia. Busco, infatti, aveva assunto il controllo del clan Parisi, circostanza sgradita ai rivali del clan Palermiti che hanno condotto una serie di azioni di forza per cacciare il leader rivale e i suoi da Japigia, in perfetto stile mafioso, per il controllo incontrastato del territorio.

Il procuratore aggiunto di Bari, Francesco Giannella, ha commentato gli arresti: "Uno dei più grandi quartieri della città è stato controllato in senso mafioso al cento per cento anche attraverso le ‘stese' (incursioni di gruppi armati, ndr), che rappresentano una forma di sottocultura che passa attraverso una forma di arte cinematografica che ha poi gli effetti che vediamo. Nelle intercettazioni le ‘stese' si commentano ad imitazione di quelle di Gomorra". In una intercettazione uno degli indagati dice infatti, compiacendosi della riuscita delle ‘stese', "qua mi sembra che non devono fare Gomorra, devono fare Japigia". I delitti venivano commessi in un clima di assoluta omertà, come spiegato dal procuratore Giuseppe Volpe che ha riferito il contenuto di un’altra intercettazione nella quale Domenico Milella, braccio destro del boss Palermiti, "si rammarica perché i compagni di scuola della figlia le avevano detto: ‘Busco vuole uccidere tuo padre'. Questa è la mafia – ha commentato Volpe – il fardello pesante che grava su quel quartiere, l’omertà assoluta pur in presenza di una consapevolezza di quello che succede".

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