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La morte di Luca Ventre in Uruguay

Luca Ventre morto nell’ambasciata italiana in Uruguay: “È stato soffocato”. Indagato medico legale

Luca Ventre, il 35enne ucciso il 1 gennaio presso l’ambasciata italiana in Uruguay, sarebbe morto per soffocamento. Il poliziotto uruguaiano ora accusato di omicidio preterintenzionale avrebbe immobilizzato il 35enne con una manovra di judo che punta al soffocamento simile a quella operata su George Floyd. Si indaga ora anche sul medico legale di Montevideo che non avrebbe effettuato tutte le analisi del caso durante l’autopsia.
A cura di Gabriella Mazzeo
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L'inchiesta aperta dalla procura di Roma sulla morte di Luca Ventre accusa un poliziotto uruguaiano dell'omicidio e un medico legale di non aver fatto analisi approfondite sul cadavere per chiarire cosa fosse accaduto. Il 35enne era entrato lo scorso primo gennaio nel cortile dell'ambasciata italiana a Montevideo, scavalcando il cancello dopo che non aveva ricevuto risposta. Dalle immagini delle telecamere sembrava essere tranquillo, con in mano una cartella contenente dei documento. Nel giardino dell'ambasciata aveva incontrato due guardie private invece degli agenti italiani che avrebbero dovuto presiedere davanti alla struttura. Per qualche minuto, Luca e i due agenti spariscono dalle immagini poiché fuori dal campo visivo della telecamera. Poi si vede nuovamente il 35enne che fa per uscire dall'ambasciata seguito dai due poliziotti. Prova a scavalcare, ma uno dei due agenti lo tira di nuovo giù. Inizia così un pestaggio. L'uomo è morto in seguito a un violento placcaggio da parte dei due.

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Secondo il perito nominato dal pm Sergio Colaiocco, non vi sarebbero più dubbi sulla dinamica del decesso. La morte del 35enne sarebbe stata determinata "da un'asfissia meccanica violenta ed esterna e i mezzi che l'hanno prodotta si identificano nella prolungata costrizione del collo". L'agente uruguaiano che ha effettuato su Luca una manovra tipica del judo che punta al soffocamento è ora accusato di omicidio preterintenzionale. Gli investigatori italiani puntano il dito anche contro il medico legale che ha eseguito la prima autopsia sul corpo di Ventre a Montevideo. Aveva attribuito il decesso a un generico "delirio agitato in un contesto di consumo di cocaina", mentre il consulente della procura romana sottolinea che da parte del medico uruguaiano non vi sarebbero stati tutti gli accertamenti necessari a stabilire le cause della morte. "Rilievi superficiali che non spiegavano il decesso" scrive il professore Giulio Sacchetti in una dettagliata relazione su quanto fatto dalle autorità di Montevideo.

"Abbiamo eseguito la dissezione completa degli organi del collo di Ventre – spiega il perito italiano – che ha evidenziato la mobilizabilità preternaturale dell'osso ioide e della cartilagine tiroidea. Risultanze possibili solo a fronte di un'azione restrittiva sul collo". L'esito delle indagini italiane coincide con quanto sostenuto dai parenti del 35enne che ora però temono che l'inchiesta possa essere archiviata. Se l'imputato straniero non viene estradato in Italia, la vicenda giudiziaria potrebbe concludersi con un nulla di fatto. Fabrizio Ventre, fratello di Luca, ha chiesto quindi l'intervento del ministro degli Esteri. "Sono pessimista – ha asserito l'uomo – perché la mia famiglia si sente totalmente abbandonata dalle istituzioni italiane. Di tasca nostra abbiamo pagato il trasferimento del corpo di mio fratello dal Sud America a Roma. Luca non è un morto di serie B".

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