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L’OMS dice che gli operatori sanitari sono stremati. “A rischio salute e benessere nostre società”

L’Organizzazione Mondiale della Sanità: “La crisi del personale sanitario in Europa non è più una minaccia incombente, è qui e ora. Gli operatori sanitari e i lavoratori di tutta la nostra regione chiedono a gran voce aiuto e sostegno”.
A cura di Davide Falcioni
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Dopo la pandemia tutti ci saremmo attesi maggiori investimenti in sanità e sacrosanti riconoscimenti agli "eroi in camice" che fin dai primi giorni hanno fronteggiato letteralmente a mani nude una malattia nuova e del tutto sconosciuta. Invece, a tre anni dall'arrivo del Covid, il comparto sanitario attraversa una crisi senza precedenti a causa di carenza di organici, stipendi troppo bassi e condizioni di lavoro insostenibili.

È quanto sostengono 50 dei 53 paesi membri della Regione Europea dell’Oms, riunitisi gli scorsi 22 e 23 marzo in Romania per discutere sullo "stato di salute" della sanità e adottare la "Carta di Bucarest", documento che – pur riconoscendo che gli operatori sanitari e assistenziali sono la spina dorsale del sistema sanitario – ammette che "la crisi del personale in Europa non è più una minaccia incombente, è qui e ora. Gli operatori sanitari e i lavoratori di tutta la nostra regione chiedono a gran voce aiuto e sostegno".

Hans Henri P. Kluge, direttore regionale dell'OMS per l'Europa, ha dichiarato: "La pandemia di COVID-19 ha rivelato la fragilità dei sistemi sanitari e l'importanza di una forza lavoro sanitaria solida e resiliente. Non possiamo più aspettare per affrontare le pressanti sfide che il nostro personale sanitario deve affrontare. Sono in gioco la salute e il benessere delle nostre società: semplicemente non c'è tempo da perdere".

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Nei mesi scorsi, l'Europa ha assistito a un numero crescente di scioperi tra gli operatori sanitari, indetti per protestare contro condizioni di lavoro difficili e risorse insufficienti. In Francia medici e infermieri hanno indetto uno sciopero nazionale nel novembre 2022, con la partecipazione di oltre 100mila operatori sanitari. Pochi mesi prima era stata la volta di Germania, Regno Unito e Irlanda: "Queste azioni sindacali riflettono chiaramente la crescente frustrazione e preoccupazione tra gli operatori sanitari in tutta la nostra regione, evidenziando ulteriormente l'urgente necessità di un'azione su più fronti per sostenere e investire nella forza lavoro sanitaria e assistenziale", ha spiegato il dottor Kluge.

Un rapporto regionale pubblicato dall'OMS/Europa nel settembre dello scorso anno ha parlato di una "bomba a orologeria" che minaccia i sistemi sanitari in Europa e in Asia centrale. A causa dell'invecchiamento della popolazione e di una forza lavoro sanitaria anch’essa in gran parte verso la vecchiaia, la crescita delle malattie croniche e gli effetti della pandemia di COVID-19, l'OMS avverte che “siamo vicini a un imminente collasso in aree chiave dei sistemi sanitari a meno che non vengano affrontate subito azioni politiche rapide e concrete questi problemi, a partire dal personale sanitario”.

Il rapporto ha evidenziato che in 13 dei 44 paesi che forniscono dati, il 40% dei medici ha già 55 anni o più, il che rappresenta una sfida significativa per la sostenibilità della forza lavoro. Allo stesso tempo, i mercati del lavoro stanno cambiando con una mobilità e una migrazione dei lavoratori sempre più complesse. Di conseguenza, alcuni Paesi trovano sempre più difficile attrarre e trattenere i giovani nelle professioni sanitarie e assistenziali. La pandemia di COVID-19, sottolinea l'OMS, ha solo aumentato le tensioni sull'assistenza sanitaria, portando a stress, esaurimento e violenza nei confronti dei lavoratori, molti dei quali hanno lasciato il lavoro.

Durante la prima ondata della pandemia nella primavera del 2020, in Europa è stato registrato un aumento del 62% delle assenze degli operatori sanitari; un incremento dei problemi di salute mentale tra gli operatori è stato inoltre segnalato in quasi tutti i paesi della Regione europea e, in alcuni paesi, oltre l'80% degli infermieri ha riportato una qualche forma di disagio psicologico correlato alla pandemia.

In risposta a queste sfide, la Dichiarazione di Bucarest chiede un'azione politica per migliorare il reclutamento e creare le condizioni per il mantenimento in servizio degli operatori sanitari e assistenziali; migliorare i meccanismi di offerta di personale sanitario; ottimizzare le prestazioni del personale sanitario e assistenziale; pianificare meglio il personale sanitario e assistenziale; aumentare gli investimenti pubblici nell'istruzione, nello sviluppo e nella protezione della forza lavoro.

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