La foto delle bare di Bergamo, la commozione che suscitò in tutto il mondo l’immagine della fila di camion militari colmi di cadaveri, gli appelli di medici e infermieri, i ricordi commossi dei familiari delle vittime, la promessa che "mai più" avremmo accettato di barattare gli interessi economici con la salute umana sembrano ormai ricordi sbiaditi, immagini retoriche buone per le commemorazioni ufficiali che si sono però infrante con gli ultimi atti del governo.
A dimostrarlo la decisione dell'esecutivo di non dare seguito ai suggerimenti contenuti in uno studio elaborato dalla Fondazione Bruno Kessler, che da 14 mesi offre la sua consulenza all’Istituto superiore di Sanità e al ministero della Salute. Secondo questo modello statistico, presentato al governo il 16 aprile, l'Rt attualmente intorno a 0,81 (almeno secondo l'ultimo rilevamento) tornerà a salire a 1 per effetto delle ultime riaperture e potremmo doverci attendere, fino a metà luglio, 200/300 morti al giorno: il "rischio ragionato" di cui ha parlato il Presidente del Consiglio Mario Draghi significa, per fare un paragone con la storia recente italiana, accettare senza battere ciglio di seppellire ogni giorno i morti del terremoto del Centro Italia del 2016 (299 vittime) o del sisma de L'Aquila del 2009 (309 vittime).
Che accadrà se sforeremo l'Rt a 1? Fino a 1.300 morti al giorno
Il problema è che si sta giocando col fuoco, accettando la scommessa di riuscire a non oltrepassare la soglia di 1 dell'indice di trasmissibilità Rt: se ciò dovesse accadere e questo indice dovesse attestarsi a 1,1, sempre secondo il modello statistico della Fondazione Bruno Kessler, l'epidemia "potrebbe non essere facilmente controllabile senza ulteriori restrizioni". Se l'indice Rt dovesse invece salire a 1,25 il rischio concreto sarebbe quello di una "quarta ondata" in piena estate, che "richiederebbe misure importanti per evitare un altissimo numero di morti in breve tempo", fino a 1.200/1.300 al giorno. Insomma, mentre imperversa l'assurda discussione sull'orario coprifuoco gli scienziati ci stanno dicendo chiaramente che se la situazione dovesse sfuggire di mano potremmo finire nuovamente in lockdown tra agosto e settembre, con buona pace di chi sperava in riaperture definitive, o quasi.
Riaprendo il 12 maggio avremmo avuto la metà delle vittime
Eppure non sono mancati nelle ultime settimane gli appelli a non riaprire, gli inviti ad attendere ancora qualche settimana e consolidare i miglioramenti del quadro epidemiologico conquistati con le restrizioni e i sacrifici degli ultimi mesi. Eppure, aggiungiamo, sarebbe bastato dar credito proprio alla Fondazione Kessler e attendere un paio di settimane in più rinviando dal 26 aprile al 12 maggio le riaperture, facendole coincidere con un numero di contagi giornalieri significativamente inferiore di quello attuale e con una campagna di vaccinazione finalmente a pieno regime. Il che – va da sé – avrebbe significato riaprire con la metà dei morti al giorno, salvando migliaia di persone.