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Liliana Resinovich, l’avvocato Gentile a Fanpage.it: “Uccisa da qualcuno che conosceva”

Un delitto di prossimità. Liliana Resinovich è stata uccisa da una persona che lei conosceva. Così l’avvocato Nicodemo Gentile spiega a Fanpage.it i tanti elementi che dovranno essere chiariti dalle indagini e che allontanano l’ipotesi del suicidio.
A cura di Chiara Ammendola
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Liliana Resinovich
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Un delitto di prossimità. È quanto sostiene l'avvocato Nicodemo Gentile che riassume così a Fanpage.it la vicenda di Liliana Resinovich, la donna di 63 anni, trovata morta il 5 gennaio scorso nella sua Trieste, in un'area boschiva distante un chilometro da casa, venti giorni dopo la sua scomparsa. Alla ricostruzione della Procura che parla di suicidio il legale si oppone strenuamente con elementi che porterebbero all'ipotesi dell'omicidio.

Secondo Gentile che rappresenta il fratello della vittima, Lilli, così come la chiamavano amici e famigliari, è stata uccisa il giorno della sua scomparsa, il 14 dicembre 2021, da qualcuno che conosceva. “Liliana quella mattina è stata intercettata o ha ricevuto una visita inaspettata da qualcuno che conosceva sicuramente – spiega l'avvocato – noi abbiamo grande fiducia nella Procura ma attualmente con tutte queste zone d'ombra archiviare il caso come suicidio non credo sia rispettoso di un percorso verso la verità che Liliana merita: questi elementi ci sono e meritano delle risposte”.

Avvocato lei crede che Liliana sia stata uccisa e non si sia suicidata
Sono tanti gli elementi che meritano una spiegazione e che ci portano a ipotizzare che non sia suicidio. Si parla nella nota del medico legale di una possibile antica frattura al setto nasale. Come ho spiegato a Liliana è stato trovato del sangue nel naso, una palpebra tumefatta e un trauma sulla lingua, l'esistenza di una frattura al naso, che sia antica o recente, alla luce di tutti questi segni, si deve accertare con certezza scientifica. Noi vogliamo solo escludere tutte le piste prima di arrivare a una determinata conclusione.

Liliana Resinovich e il marito Sebastiano Visintin (Facebook)
Liliana Resinovich e il marito Sebastiano Visintin (Facebook)

Crede che questo elemento, come gli altri che lei cita nella sua nota, non sia stato valutato nelle indagini? 
Le tumefazioni così come i traumi secondo il medico legale possono non essere accidentali e sicuramente non hanno causato la morte di Liliana, ma siamo certi che qualcosa possono dircela. Va fatta una lettura globale e unitaria di questi segni e da lì dare loro una spiegazione. In una vicenda dove ci si muove per una morte cosiddetta sospetta, niente va lasciato al caso.

C'è un dettaglio particolare che lei sottolinea e riguarda l'orologio di Liliana
Lilli portava l'orologio sempre a destra, abbiamo visionato centinaia di fotografie e in tutte lo aveva al polso destro. Perché quella mattina avrebbe dovuto metterlo a sinistra? In più c'è questo aspetto piuttosto particolare del quadrante al contrario. Ripeto: nulla va lasciato al caso in una vicenda del genere.

Lei crede che Lilli sia stata uccisa il giorno della scomparsa, il 14 dicembre 2021?
Per noi non è suicidio ma delitto di prossimità e sicuramente c'è stata una messa in scena, un'attività di staging: ce lo dicono tanti elementi, come quel cordino ritrovato sul collo di Liliana. Sembra qualcosa di ornamentale, una piccola corda poggiata sul collo senza che lasci alcun segno. Per non parlare dei sacchi neri, perché tutti questi orpelli per suicidarsi? Perché metterli ai piedi e alla testa? Evidentemente si tratta di una messa in scena.

Quella mattina inoltre Liliana ha fatto colazione con del panettone, ha preso del multivitaminico ed è stata ritrovata una sostanza tipica dei detergenti, e lei quella mattina ha fatto la lavatrice. Tutte cose riscontrate nell'ispezione cadaverica. I vestiti puliti, l'anomalo contenuto della borsa, le chiavi di riserva. Sono davvero tanti gli elementi che ci fanno pensare che l'epoca della morte coincida con quella della scomparsa.

Liliana Resinovich (Facebook)
Liliana Resinovich (Facebook)

Perché mi parla di delitto di prossimità?
Noi siamo convinti che non sia stata l'azione di un maniaco o molestatore, qualcuno che aveva messo gli occhi su Lilli ma, attraverso la nostra ricostruzione, fondata sulla lettura di elementi oggettivi, ci indica che Liliana è stata intercettata quando è uscita di casa la mattina del 14 dicembre, o ha ricevuto una visita inaspettata da qualcuno che conosceva sicuramente.

Con questa stessa persona si è poi accesa una discussione energica che ha portato a qualche strattonamento o a delle percosse verso Liliana e, forse per non farla gridare, a un certo punto le sono state ostruite le vie respiratorie, con una sciarpa o un cuscino. Tra l'altro lei aveva problemi cardiaci che sono stati riconosciuti dal consulente della Procura, problemi che sia pure asintomatici hanno potuto portare a morte asfittica per scompenso cardiaco. Da lì la necessità di nascondere il cadavere e tenerlo in qualche locale dismesso o qualche sotterraneo, e l'altopiano del Carso è molto generoso in questo senso: mi preme sottolineare che quando si parla di congelamento si può pensare a questo tipo di congelamento naturale. Dopodiché il corpo è stato fatto ritrovare.

Liliana Resinovich e il marito Sebastiano Visintin
Liliana Resinovich e il marito Sebastiano Visintin

Un altro dettaglio che ci dice che Liliana non è morta a gennaio quando è stata trovata, ma il giorno della scomparsa, ce lo comunica il medico legale quando parla di area depressa sull'anulare sinistro dove normalmente uno porta la fede. Lì c'era un solco di quelli che si formano quando si porta un anello per tanto tempo, ed è un elemento importane da valutare: se Liliana fosse rimasta in giro per tutti quei giorni quest'area depressa, questo piccolo solco, si sarebbe rimarginato. La pelle avrebbe recuperato la sua estensione normale in 20 giorni. E invece così non è stato.

Cosa si aspetta?
Attendiamo. Intanto abbiamo nominato un ulteriore medico legale. Noi abbiamo grande fiducia nella Procura perché non ci sono due squadre schierate ma più soggetti che, nel rispetto dei propri ruoli, hanno il dovere di lavorare per la ricerca della verità. Attualmente con tutte queste zone d'ombra archiviare il tutto come suicidio non credo sia rispettoso di un percorso verso la verità, questi elementi ci sono e meritano delle risposte.

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