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“L’ho avvelenato io”: Alessandro Leon Asoli confessa l’omicidio del patrigno, confermati i 30 anni

Il giovane è accusato di aver messo del veleno in un piatto di pennette al salmone mangiato dalla madre, che si salvò, e dal patrigno che morì: “Oggi voglio dire la verità”. La Corte di assise di appello di Bologna ha confermato la condanna a 30 anni.
A cura di Susanna Picone
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Alessandro Leon Asoli
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Colpo di scena al processo davanti ai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Bologna che vede imputato Alessandro Leon Asoli, 21 anni. Il giovane, che sempre aveva detto di essere innocente, ha ammesso le sue responsabilità nell’avvelenamento del patrigno.

“Oggi voglio dire la verità. Sono stato io ad aver fatto quello di cui mi accusano. Mi dispiace parlare solo ora, non l’ho fatto prima perché avevo paura. Voglio assumermi le mie responsabilità e chiedere scusa alle persone a cui ho fatto del male. Spero che mia madre possa perdonarmi e di poter avere una seconda possibilità”, la dichiarazione spontanea del ragazzo davanti ai giudici.

Alessandro Leon Asoli è accusato dell’omicidio del patrigno Loreno Grimaldi, 56 anni, e del tentato omicidio della madre, Monica Marchioni. Delitto avvenuto nella loro casa di Ceretolo di Casalecchio, il 15 aprile 2021. I due vennero avvelenati con un piatto di pennette al salmone "condito" con una dose di nitrito di sodio.

In primo grado Alessandro Leon Asoli è stato condannato a trenta anni di reclusione, ma fino a oggi si era sempre professato innocente. Per questo aveva impugnato la condanna a trent’anni in primo grado. La Procura invece, che aveva chiesto l'ergastolo, aveva impugnato la sentenza nella parte in cui non si riconosceva la sussistenza dell'aggravante dei futili motivi.

Confermati i 30 anni di reclusione

Oggi la Corte di assise di appello di Bologna ha confermato la condanna a 30 anni. 

Dopo aver reso dichiarazioni spontanee al giudice, il giovane è tornato in carcere visibilmente scosso. Il giovane è difeso dall'avvocato Davide Bicocchi, subentrato per il processo di secondo grado.

Secondo la ricostruzione dell’accusa, quella sera di aprile del 2021 Alessandro Leon Asoli aveva preparato la cena al patrigno e alla madre. Appunto un piatto di penne al salmone a cui era stato aggiunto il nitrito di sodio. Il patrigno si è sentito male subito dopo aver cenato. Poi l’uomo morì, la donna si salvò per averne mangiato solo una minima parte ma fu poi aggredita dal figlio che tentò di soffocarla dopo aver provato a farle bere dell'acqua contaminata.

"Non sono soddisfatto, io ero d'accordo con la Procura e la Procura generale: questi gravissimi fatti meritavano l'ergastolo. Però le sentenze si rispettano, attenderemo le motivazioni per leggere il percorso logico-argomentativo", le parole dell'avvocato Marco Rossi, che assiste la madre di Alessandro Leon Asoli. "Non andavano concesse le attenuanti generiche – ha aggiunto – perché i fatti sono troppo gravi".

Il difensore di Asoli, Davide Bicocchi, si è detto soddisfatto dell'esito, vista anche la richiesta della Procura generale. "La confessione di oggi non ha valenza giuridica, ma dal punto di vista morale e personale ha un significato, un primo passo nell'ottica della rieducazione".

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